«Non voglio scritte particolari, né riproposizioni del mio stemma, ma vorrei che questo momento sia rappresentato da due segni di riconoscimento. La frase di un Vescovo missionario, a me molto caro, che si è occupato della liberazione dei prigionieri, e il suo motto era “Gloria a te trinità e libertà ai prigionieri”; e poi, mettiamo questa pietra, ad alcune settimane dal venticinquesimo della morte di Don Tonino Bello, il cui motto era: “Ascoltino gli umili e si rallegrino“». Con queste parole Mons. Luigi Renna, Vescovo della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, da il via alla cerimonia di posa della prima pietra per la costruzione, in località Tre Titoli, del centro pastorale per la cura e lo sviluppo umano integrale della persona immigrata “Casa Santa Bakhita”. Il tutto si è svolto nel pomeriggio dello scorso 8 febbraio, in occasione della quarta Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta degli esseri umani. Presenti per l’occasione anche il Sindaco Franco Metta, e le autorità civili e militari.
Il Centro pastorale, importante traguardo di un percorso avviato dal predecessore, Sua Ecc. Mons. Felice di Molfetta, spinto dall’intento di lasciare una concreta “opera-segno” del Giubileo della Misericordia, e fortemente voluto e portato a compimento negli ultimi anni dal vescovo Renna, finanziato dalle offerte dei fedeli della diocesi raccolte durante la Quaresima 2017, e co-finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso i fondi dell’8×1000, sarà costruito su un piccolo appezzamento di terreno tra i casolari di Tre Titoli, a circa 13 km dalla città di Cerignola, e disporrà di due sale, un piccolo ambulatorio medico, acqua corrente e un luogo che permetterà a questi nostri fratelli e sorelle di incontrarsi per pregare – come fanno da anni ogni mercoledì – per parlare, per essere ascoltati e curati. Si tratterà, dunque, di un luogo che renderà dignitosa la vita delle persone, trecento circa, che lavorano e vivono nella precarietà, un luogo in cui si incontrano etnie diverse provenienti, per lo più, da Senegal, Congo, Tunisia, Ghana, Togo, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Nigeria e Niger.
Il Centro pastorale, intitolato a santa Giuseppina Bakhita, esprime la sollecitudine della Diocesi, attraverso la sinergia degli uffici diocesani Migrantes e Caritas, verso i migranti. Della santa, una schiava africana approdata in Italia alla fine dell’Ottocento, e divenuta suora canossiana, così ha scritto papa Benedetto XVI nell’enciclica Spe salvi: «Mediante la conoscenza della speranza lei…non si sentiva più schiava ma libera figlia di Dio». Il progetto ambisce a promuovere sensibilità e solidarietà verso quanti sono costretti ad abbandonare la propria terra, verso le persone più vulnerabili come migranti e rifugiati, per realizzare un’efficace e appropriata assistenza materiale e spirituale, la quale rivela il volto accogliente e premuroso di una Chiesa che è madre.