Dopo dieci giorni di polemiche e questioni sul fallimento di SIA torna a parlare Francesco Di Feo, Sindaco di Trinitapoli, a zero su Franco Metta e sulle politiche messe in campo da Presidente del Consorzio. «Chi ha voluto fortissimamente che ci fosse l’intervento della Regione Puglia sono stati tutti i Sindaci appartenenti al consorzio, nessuno escluso, a cominciare dal Presidente Metta che era entusiasta se non strafelice di vedere l’arrivo di ASECO al posto di Sia per gestire l’impiantistica». Di Feo avanza diversi sospetti rispetto alla gestione degli ultimi anni, rispetto alla quale i Sindaci tutti non si sono mai opposti più di tanto. «Non può essere che il non voler dar vita al sesto lotto nascondesse un secondo obiettivo? Non può essere che magari l’intenzione era quella di far man mano perdere quotazione alla SIA, portarla ai minimi termini e renderla facile preda dei privati che dovevano entrarci. Solo che la cosa è saltata, dopo aver parlato di privatizzazione. Lì Metta comincia a convincersi della bontà di un intervento pubblico e in quel momento esalta ASECO. Non parla di colonizzazione, li vede come i salvatori della patria» ricorda il primo cittadino casalino.
«Come si fa a parlare di colonizzatori nella misura in cui siamo stati noi a chiamare – dice Di Feo -, perché non in grado di fronteggiare una situazione ai minimi storici. Situazione che si sarebbe potuta evitare semplicemente proseguendo l’attività che era già stata programmata. Se per ipotesi non ci fosse stata l’elezione di Metta ma di un altro Sindaco ci saremmo trovati col sesto lotto e staremmo a parlare di altro. Invece ci ritroviamo a parlare di come salvare la SIA». «Parliamo di un disegno politico – dice rispetto alla mancata costruzione del sesto lotto -. Poi la cosa diventa più grave quando torna sui propri passi. A un certo punto poi la discarica serve, il sesto lotto si deve costruire, dobbiamo salvare la SIA, ma intanto lavora con Emiliano per fare arrivare ASECO».
Rispetto all’incontro col Prefetto Grandaliano, fa sapere DI Feo, «ha preso l’impegno di salvare la società in house. Metta a quel punto si scioglie, si alza e dice “alzo bandiera bianca” e va via, senza salutare». Ma non è tutto. «Tutte le istituzioni sono dovute andare successivamente a casa di Metta, nel Comune di Cerignola. Lì tutti hanno sottoscritto la richiesta di aiuto al Governatore Emiliano per intervenire e garantire una società pubblica che possa dare garanzie. Questo lo ha sottoscritto anche Metta con noi».