Ordine e umanità possono convivere se si rinuncia al pregiudizio. Ed è il pregiudizio che ha portato una piccola e laboriosa comunità come quella di Stornara, collocata nel basso Tavoliere tra campi e lavoro da rompersi la schiena, a sorprendersi per il gesto di due ragazze nigeriane, catapultate non per caso lungo le strade della provincia di Foggia, che hanno consegnato ai vigili urbani di quel comune un portafogli ed un portadocumenti raccolto nelle vie del piccolo centro agricolo. E sorpresa delle sorprese, quando la polizia municipale ha rintracciato la titolare di quella cartella, una farmacista del luogo, che aveva smarrito portafogli e portadocumenti, ecco la scoperta che ha tramutato un gesto di cortesia in qualcosa di più nobile: carta di credito, bancomat, documenti e soprattutto gli euro. Tutto intatto, nessuna sottrazione. Di fronte a questa mossa delle nigeriane, due ragazze dell’età di venticinque anni secondo il ricordo dei vigili urbani, più che puntare il dito – come avviene spesso nel rapporto con gli extracomunitari – c’è da allargare le braccia, ma per mimare un pensiero positivo e sorprendersi, sorprendersi sì per la nostra scarsa fiducia nelle persone e quindi nel prossimo.
Sbalorditi da un gesto di civiltà perché travolti da quel pregiudizio che tende a connettere impropriamente atteggiamenti da censurare con la presenza delle minoranze, in questo caso gli extracomunitari che ci invadono – e per fortuna – altrimenti i prodotti agricoli chi li va a raccogliere nelle campagne della Capitanata? Già, perché l’emotività – e le pulsioni -che accompagnano la gestione del fenomeno migratorio economico, dovrebbe indurre attori sociali e classe dirigente a dare l’esempio e a spiegare, senza inseguire i colpevoli da additare all’ira del popolo, che siamo nel pieno di una globalizzazione che riguarderà sempre di più le persone e persino in un piccolo centro come Stornara nell’area dei cosiddetti “reali siti” dove il 20% della popolazione residente è straniera. Ora la farmacista, giustamente, vorrebbe rintracciare le due ragazze per un ringraziamento. Che potrebbe diventare anche una bella occasione per una riflessione di carattere generale sui rapporti con chi arriva alla disperata ricerca di un lavoro, nel migliore dei casi, o costretto dalla “tratta” a prostituirsi nelle strade di campagna. E assumere il ringraziamento come pretesto magari per mettere in gioco anche i propri interessi e le proprie responsabilità di fronte a certi comportamenti sociali, che vanno dallo sfruttamento nelle campagne di migliaia di lavoratori extracomunitari e neocomunitari, alle spallucce alzate di fronte alla schiavizzazione di tante donne, in alcuni casi giovanissime, costrette a pagare con lo sfruttamento del proprio corpo un “pizzo” per scontare i costi del trasferimento dall’Africa alla “civile” Italia, nel Tavoliere delle Puglie. Ed allora la vicenda di Stornara, che suscita stupore e un sorriso benigno, va assunta come paradigmatica rispetto a quell’anarchia che caratterizza il rapporto con l’altro, magari minoritario e per giunta povero. Ovvero rivisitare i concetti di responsabilità, che non riguardano sempre gli altri. Anzi, dagli altri, dalle nigeriane di Stornara, a questo proposito è arrivata una bella lezione.
Filippo Santigliano
La Gazzetta del Mezzogiorno