Erano stati accusati di maltrattamenti durante un controllo i tre carabinieri, Maggio Giuliano, Dipaolo Pierluigi e Squeo Luigi, che, nel lontano 2015, durante un controllo nei pressi di Lavello (Potenza), avevano sorpreso un giovane, M. G. D., alla guida della propria auto in stato di ebrezza. Fu lo stesso uomo, successivamente, a sporgere a sua volta denuncia nei confronti dei militari perché quella notte del 27 gennaio 2015, a suo dire, gli stessi avevano usato violenza nei suoi confronti dapprima in sede al fermo e, dopo, anche in caserma.
Quella notte, stando ai primi racconti dai quali si è originata l’intera vicenda, il ragazzo, quando era passata da un po’ l’una di notte, era in giro con amici in auto. Dopo aver parcheggiato ed essere sceso sarebbe stato raggiunto da una pattuglia che gli ha contestato – cose da lui negate – di non essersi fermato all’alt e di essere in stato di ebbrezza. Da questa vicenda sarebbe nato un alterco, anche con contatti fisici, al quale avrebbero assistito anche alcuni amici del ragazzo. Il giovane sarebbe stato poi portato in caserma dove, stando al suo racconto, sarebbe stato sottoposto a nuove violenze. Il giovane veniva quindi posto ai domiciliari ma alle 10 avrebbe perso conoscenza e i familiari avevano chiamato il 118 che lo aveva condotto presso all’ospedale di Melfi. Qui i sanitari gli avrebbero riscontro edemi e abrasioni agli zigomi, al labbro e alla testa e segni alla nuca, all’addome a agli arti inferiori. Fatti tutti riferiti in una denuncia formalizzata dal giovane.
Una vicenda da subito poco chiara anche per il P.M. il quale richiede, a distanza di due anni circa, nel gennaio 2017, l’archiviazione anche in considerazione della imminente scadenza del termine per le indagini; richiesta respinta dal GIP di turno Amerigo Palma, il quale diversamente chiede che le indagini vadano avanti indicando anche alcuni accertamenti specifici da mettere in atto: «c’è l’esigenza – afferma il GIP – di fare chiarezza su un episodio che si è verificato due anni fa a Lavello, e bisogna capire se le condotte delle due parti contrapposte possono inquadrarsi in una ipotesi di legittima difesa dei carabinieri o, piuttosto, in una reazione legittima della parte offesa ad atti arbitrari. Una esigenza dettata anche da quel dato anomalo inerente anche le riferite lesioni patite verosimilmente dalla parte offesa ed in parte riscontrata dalla certificazione medica presente agli atti. Solo all’esito di tale ulteriore supplemento d’indagine – conclude il Gip – sarà possibile capire la portata delle condotte denunciate e la rilevanza penale della condotta descritta in atti».
E finalmente, dopo gli accertamenti del caso, giunge il Decreto di Archiviazione del Tribunale di Potenza, datato 26 maggio 2017, che di fatto scagiona i tre carabinieri. Come confermato dall’avvocato Michele Pierno, legale difensore dei tre Militari, la questione è parsa fin dalle prime battute chiara, e l’operato dei Carabinieri limpido e conforme alla normativa vigente: «anche il medico interpellato dall’accusa non ha confermato che ci siano stati maltrattamenti o violenze ai danni del fermato». Nella sentenza, inoltre, si legge come «gli ulteriori aggiornamenti chiesti pochi mesi prima, in opposizione alla prima richiesta di archiviazione, non hanno sortito i risultati preannunciati dall’accusa, poiché anche dai filmati delle telecamere della zona non si evince alcuna colluttazione ma, al massimo, la conferma che non vi sia stato alcun tentativo di fuga – dopo aver parcheggiato la macchina – da parte del ragazzo». Per tali motivazioni, il dottor Amerigo Palma accoglie la richiesta di archiviazione e pone fine a un episodio spiacevole, provando a restituire dignità ai tre militari e all’immagine dell’intera arma dei Carabinieri.