La Procura di Foggia ha disposto l’autopsia per chiarire le cause della morte di un detenuto, rinchiuso nel carcere di Foggia per scontare una lunga condanna per reati in materia di stupefacenti e contro il patrimonio e che si è sentito male ed è collassato dopo essere stato portato nell’infermeria della casa circondariale del capoluogo dauno pare per problemi ad un dente. Anche l’avvocato Giuseppe Perrone, che assiste i familiari del defunto, ha nominato un proprio consulente medico che assisterà all’esame autoptico affidato dai medici dell’istituto di medicina legale dell’università di Foggia. La vittima è Matteo Curci, 57 anni li avrebbe compiuti il prossimo ottobre, cerignolano, detenuto da qualche anno e con fine pena nel 2026 (la difesa contava di avere uno sconto di 4 anni ottenendo la continuazione tra i reati) per scontare condanne diverse per furto, sostituzione di valori, estorsione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. «La famiglia non vuol colpevolizzare nessuno, bene chiarirlo, ma intende che si faccia chiarezza sulle cause del decesso» commenta l’avv. Perrone: «dalle prime informazioni pare che Curci fosse stato portato nell’infermeria del carcere per problemi ad un dente, gli sarebbe stata praticata una iniezione dopo di che si è sentito male ed è collassato e i tentativi di rianimarlo si sono rivelati inutili». Il decesso risale alla fine di febbraio anche se soltanto adesso se n’è avuto notizia.

«Devo dare atto al sostituto procuratore Vincenzo Bafundi di essersi immediatamente attivato e d’aver disposto l’autopsia che dovrà far luce sulle cause del decesso. Ho scelto» prosegue il legale «di nominare un mio consulente medico che assista all’autopsia: l’interesse dei familiari di Curci, ribadisco, è capire come mai all’improvviso il loro caro sia morto, visto che le sue condizioni di salute erano ottime, non soffriva di alcuna patologia particolare, tanto meno di problemi cardiaci che potrebbero averne causato il decesso. Voglio anche rimarcare come Curci è sempre stato un detenuto modello, comportandosi in maniera corretta, rispettosa ed anche laboriosa all’interno del carcere, tant’è che da diversi mesi lavorava in cucina come aiuto cuoco». L’esame autoptico, i cui risultati si conosceranno nei prossimi mesi, dovrà innanzitutto chiarire le cause del decesso e quindi stabilire se la morte del detenuto sia conseguenza di un qualche ipotetico errore. Saranno ascoltati (se già non è successo, l’inchiesta è coperta dal segreto istruttoria) i detenuti compagni di cella e chi era con Curci nelle ultime ore e minuti di vita per verificare se avesse manifestato qualche problema particolare.
La Gazzetta del Mezzogiorno