«Ad oggi, 10 luglio 2018, nonostante i soliti annunci via social, nessuna mensilità è stata corrisposta. Ma oltre al danno si aggiunge la beffa: essendo stata attivata la procedura del “concordato preventivo in continuità”, le mensilità relative a maggio e giugno, oltre a quella aggiuntiva, non potranno essere erogate se non su disposizione del giudice che curerà la procedura stessa». Queste le parole amare dei lavoratori di SIA in una odierna nota stampa.
«In sostanza si pensa di dare “continuità” a SIA destinando risorse finanziarie a ditte esterne. Quattro riunioni in Prefettura, un’emergenza ambientale drammatica, non hanno subito alcun effetto: nove Sindaci che giocano a colpi di comunicati e non affrontano il problema reale: quante risorse occorrono per garantire i servizi. Occorrono più risorse. I Sindaci sono disposti realmente a garantirle? Perché solo così e non con le chiacchiere si garantisce il decoro della città e l’igiene urbana. Solo così si prevedono nuove emergenze ambientali. Solo così si salvano posti di lavoro e se ne garantiscono di nuovi. Se SIA non avrà a disposizione immediatamente risorse sufficienti e se i Comuni, quindi, non adegueranno i contratti di servizio e il loro rispetto, nulla di tutto ciò potrà essere garantito. Questa è la sola e unica prospettiva. Questa la sola e unica verità» fanno sapere le maestranze della società in house.
Nessun pagamento quindi, nessuno stipendio versato, ma solo tanti buoni propositi, che hanno condotto dal 27 giugno – giorno in cui si paventavano bonifici per il giorno seguente – a oggi, quando parte dei comuni hanno bonificato le proprie spettanze, con Cerignola che ha versato più di tutti, ma in riferimento a fatture dell’anno 2017. Nonostante tutto non si potranno pagare gli stipendi. «E’ inaccettabile – proseguono i lavoratori – che alcuni Comuni continuino ad affidare tutti i servizi a ditte private, sottraendo risorse a SIA. E’ inaccettabile e illegale e non saranno certo le “ordinanze sindacali” a nascondere questa realtà. Non è un problema di 300 lavoratori, è un problema di 150.000 cittadini».