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    «Sì a un movimento di ispirazione cristiana». Il progetto di Emiliano piace anche a mons. Renna

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    BARI – «Ben venga un movimento politico di ispirazione cristiana. Ma non tocca alla Chiesa assumere iniziative. I religiosi formano le coscienze, la politica tocca ai laici». Monsignor Luigi Renna, 53 anni, vescovo della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, è segretario della Conferenza episcopale pugliese. Non si sottrae quando gli si chiede un parere sul progetto al quale si sta applicando Michele Emiliano: la promozione di un movimento di ispirazione cristiana, ma aperto a tutti, fondato sulla centralità della persona, la tutela dell’ambiente, la protezione dei deboli, lo sviluppo solidale. 

    Cosa ne pensa, monsignor Renna?
    «Da quel che leggo sul Corriere è un tentativo che, ragionevolmente, non si muove in direzione dell’unità politica dei cattolici. Condizione che è superata e sulla quale il Compendio della dottrina sociale della Chiesa (pubblicato nel 2004) si è espresso in modo molto chiaro».
    Ovvero?
    «Non esiste un partito o movimento che possa rispondere in maniera esaustiva alle attese della dottrina sociale. Ciò detto, è legittimo pensare di rifarsi ad un’esperienza e richiamarsi a dei valori. Penso a quelli espressi nel 1919 da don Sturzo per la fondazione del Partito popolare. Evento che lo storico Federico Chabod ha definito “l’avvenimento più notevole della storia italiana del ventesimo secolo”».
    Un evento di cento anni fa? 
    «Voglio dire che è legittimo riferirsi al modello di Sturzo e portare nella vita politica determinati valori: la tutela dei più deboli, la prospettiva del lavoro, la solidarietà, le ragioni degli immigrati. Cui si deve aggiungere un ulteriore elemento: il cattolicesimo politico italiano ha sempre accompagnato, nel Dopoguerra, il cammino verso la comunità europea. De Gasperi, in questo senso, è il nome più rappresentativo. E non basta». 
    Cos’altro vorrebbe aggiungere?
    «L’attenzione verso l’ambiente. Al riguardo basterebbe solo guardare la grande enciclica di papa Francesco, Laudato sì, sulla tutela del Creato. Parole che sono rivolte non solo ai cattolici ma soprattutto ai decisori politici». 
    Cita temi che si vorrebbe inserire nella piattaforma politica del nuovo movimento.
    «L’idea è benvenuta se siamo nell’ottica di ispirarsi ai principi fondamentali dell’esperienza cristiana. A condizione, come detto, che non si ipotizzi una riedizione del partito dei cattolici. Anche la Cei, del resto, auspica un rinnovato impegno dei cattolici in politica. Ad ogni modo, sono i laici e non i sacerdoti a dover essere protagonisti. Il compito dei pastori è formare le coscienze». 
    Il progetto di cui discutiamo potrebbe diventare protagonista sulla scena pubblica?
    «Penso che non bisogna insistere sugli aggettivi, ma sulle risposte ai bisogni espressi dalla comunità. Quella parte di elettorato che ha seguito Sturzo nel 1919 e De Gasperi nel 1948 non guardava agli aggettivi, ma alle urgenze. E dopo la caduta del Muro (la fine dei due blocchi contrapposti, ndr) a maggior ragione bisogna rispondere alle urgenze più che al posizionamento». 
    Indichi qualcuna di queste urgenze.
    «Indico dei valori. I cristiani devono avere a cuore la vita (dal concepimento alla morte) e poi la centralità della persona. Paolo VI parlava di “umanesimo planetario”, Jacques Maritain di “umanesimo integrale”. Ma potremmo citare la “ecologia integrale” evocata da Benedetto XVI, che non si riferisce all’ambiente ma all’uomo che vive nel contesto naturale. Devo ammettere che siamo lontani dal pensiero politico che è entrato nelle aule del parlamento, questo e quelli precedenti. Alla base dell’ispirazione cristiana ci deve essere un pensiero ben fondato e non qualche slogan».
    Si augura il successo di questo movimento di ispirazione cristiana?
    «Mi auguro il ritorno di un partito o di più partiti che traggano ispirazione dai principi cristiani, questo sì. Ma auspicare non significa sostenere. I pastori possono formare le coscienze, tocca ai laici impegnarsi. Gli scenari non sono quelli del 1948, allora c’erano altre esigenze». 
    Benedice l’iniziativa di Emiliano?
    «Sono rispettoso, senza benedire. È legittimo per chi voglia impegnarsi secondo i principi cristiani, suscitare dibattiti e raccogliere consensi. Ma senza coltivare la velleità di avere l’appoggio della Chiesa. I laici rispondono in prima persona per quello che riguarda il loro impegno politico».

    Francesco Strippoli (Corriere del Mezzogiorno)

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