Sono passati esattamente due mesi dal 9 gennaio, quando poco dopo le 9,00 del mattino a Palazzo di Città giunse la Commissione d’accesso inviata dal Prefetto di Foggia, su disposizione del Ministro degli Interni, per verificare la possibile sussistenza di condizionamenti di tipo mafioso. Se Dante parlava del “mezzo del cammin”, oggi siamo a due terzi del cammino. Due mesi dei tre totali previsti (salvo ulteriore proroga di altri tre mesi). Giorni nei quali verificare carte, procedimenti, gare e quanto possa essere terreno fertile per eventuali infiltrazioni. Franco Metta è sicuro della propria condotta e replica a muso duro, anche più volte al giorno, dai social. La Commissione lavora alacremente e spulcia rigo per rigo ogni atto, ma non solo.
Dopo due mesi non trapela alcuna notizia; piuttosto filtrano alcune argomentazioni che il Sindaco tra un “Buongiorno” e un “Buonasera” offre alla cittadinanza. Quel che è certo è che la Commissione non è giunta a Cerignola a seguito di un esposto anonimo, le indagini della Procura – i diversi fascicoli aperti – sono altro rispetto al lavoro dei “tre” inviati dal Prefetto Mariani, l’esito dei lavori della Commissione è ad oggi imprevedibile. A far da sfondo – e non è un dettaglio irrilevante – lo sgretolamento della granitica maggioranza con la quale Franco Metta aveva avviato la sua azione di governo della città. Se anche molti cicognini della prima ora – l’ultima in ordine cronologico è Loredana Lepore – non sono più completamente organici al progetto civico mettiano, può essere che qualche dubbio cominci a farsi strada. E questo può considerarsi normale. Così come il silenzio e l’attendismo. Meno normale il minimizzare tutto, sempre e comunque. Il rischio è scadere nel grottesco.