Un terremoto emozionale ha scosso la città di Cerignola ieri, 10 ottobre 2019. Una data che, senza tema di smentita, sarà ricordata come una delle giornate più buie per la nostra comunità. E’ vero, c’è poco da esultare, da ogni parte sociale e politica. L’elettore cerignolano è stato sconfitto. E probabilmente, a leggere quanto accaduto, era stato prima preso in giro. Sedotto e abbandonato! Ora c’è la conta dei danni, e a nulla servirà affannarsi a dichiarare “ho servito la mia città”. Se si era consci di quanto stava accadendo, allora si è stati complici; diversamente, se non si era a conoscenza (?), siamo probabilmente nella sfera dell’assoluta incapacità amministrativa. Delle due, una!
Cerignola commissariata per infiltrazioni mafiose, con una fitta relazione che non lascia spazio a dubbi o perplessità, racconta di una città violentata nel profondo. Un senso civico ormai perduto, affogato negli affrettati giudizi positivi per una rotatoria, al grido di una città “rivoltata come un calzino”, trascurando però chi quel calzino poi l’ha indossato. Panem et circenses, avrebbero riassunto i latini. Esattamente quanto accaduto in questi ultimi 4 anni. E a nulla può servire la giustificazione dell’immobilismo della precedente politica. Non può esservi nessuna giustificazione logica e plausibile a quanto accaduto. Altrimenti daremmo spazio all’idea che i mafiosi sanno meglio governare degli onesti.
“La mafia è una montagna di merda”. E in quella merda la nostra comunità ci è affogata, trascinata dall’inettitudine, dall’ignoranza e anche da una buona dose di astuzia. L’elettore ingannato, illuso, imbrogliato oggi merita almeno delle scuse. La comunità civile merita nuovamente rispetto. E ora chiedete scusa a Cerignola e ai cerignolani per bene! Perché la comunità che ha dato i natali, tra gli altri, a Nicola Zingarelli e Giuseppe Di Vittorio non sia ricordata da ieri come la città dove ha governato la mafia!