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    Scioglimento Comuni per infiltrazioni mafiose, Rifondazione Comunista sostiene la «lotta per la legalità»

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    Pubblichiamo di seguito una nota della federazione provinciale di Foggia del Partito della Rifondazione Comunista, in cui si esaminano gli scioglimenti per infiltrazioni mafiose dei Comuni di Cerignola e Manfredonia. Di seguito il comunicato integrale.
    Dopo lo scioglimento per condizionamento di stampo mafioso dei Comuni di Monte Sant’Angelo e Mattinata, la Capitanata assiste attonita in questi giorni allo scioglimento da parte del Governo, per i medesimi motivi, anche dei Comuni di Cerignola e Manfredonia, due centri ben più rilevanti per popolazione e significanza economica, tra i più importanti della provincia di Foggia. La gravità della notizia, di rilevanza nazionale, è di tutta evidenza. La Capitanata, terra d’origine e di elezione della cd “quarta mafia”, come oramai comunemente definita da forze dell’ordine, magistratura e organi di informazione, si rivela essere sempre più snodo centrale dei fenomeni infiltrativi della criminalità organizzata all’interno della pubblica amministrazione, emergendo una diffusione ed estensione del fenomeno davvero preoccupante. Basti dire che, al momento, ne è direttamente interessato più del 20% della popolazione dell’intera Provincia di Foggia. Il quadro che emerge dalle relazioni ministeriali che hanno portato ai provvedimenti di scioglimento dei due Comuni, così come riportato dagli organi di stampa in queste ore, appare del tutto sconcertante nel descrivere il degrado istituzionale cui si è giunti in questi anni nei nostri territori. Si tratta di un fenomeno di pervasività del condizionamento mafioso delle nostre amministrazioni territoriali così esteso e articolato da lasciare quantomeno disorientati. Senza al momento poter e voler entrare nell’esame dettagliato delle corpose relazioni, dovendosi tener conto anche un eventuale intervento della Magistratura ordinaria in merito alle due vicende, la Federazione di Foggia di Rifondazione Comunista vuole esprimere alcune considerazioni.
    Quello che emerge è un quadro sempre più desolante della situazione economica e sociale in cui versa la Capitanata. A fronte di una disoccupazione dilagante, di una morìa delle pur rare intraprese economiche e produttive, dello svilimento del poco lavoro esistente a condizioni prossime a quelle dello schiavismo (del tutto evidente per i lavoratori di origine extracomunitaria, ma non solo per questi), della fuga al Nord, che si ripete ogni anno, di migliaia di giovani alla ricerca di lavoro e/o per continuare gli studi, dell’abbandono sempre più esteso e incontrollato di quegli stessi studi da parte di quei giovani che invece restano, dell’assenza di qualsivoglia prospettiva e di un’idea stessa di futuro, si assiste da parte dei singoli cittadini e delle singole famiglie, completamente soli e atomizzati, alla ricerca spasmodica e disperata della ‘soluzione’ individuale, personale o di clan, ai problemi di reddito e di lavoro che affliggono fasce sempre più larghe di popolazione. Nell’assenza pressoché totale di una società civile che si riconosca come tale, quale soggetto cosciente capace di progetto e proposta collettiva, e nella rarefazione sempre più grave ed evidente dei corpi intermedi (sindacati, organizzazioni di categoria, associazioni) capaci di fare da punto di riferimento, i cittadini si affidano ormai quasi unicamente a quelle pratiche clientelari che mai hanno smesso di infestare il nostro Sud e che sempre più spesso sono appannaggio, quando non direttamente appaltate, della malavita e dalle zone grigie contigue. La criminalità organizzata, oltre che al proprio arricchirsi (si veda il succoso capitolo della gestione degli appalti pubblici) e al proprio perpetuarsi, si va costituendo come vera e propria agenzia di collocamento e di soluzione dei problemi dei cittadini, siano essi piccoli imprenditori, disoccupati, lavoratori a rischio di diventarlo, trovando nell’interlocuzione con le amministrazioni locali e nel ceto politico compiacente che le occupa, la interlocuzione e la mediazione necessaria al raggiungimento dello scopo.
    Il fallimento della politica, e qui veniamo al secondo ordine di considerazioni, appare dunque totale e senza appello. Lo scioglimento ripetuto delle varie amministrazioni locali per condizionamento mafioso né è il sintomo eclatante. La politica locale – tanto nelle sue varianti di centrodestra che di centrosinistra, sia nelle sue versioni classicamente partitiche, quanto in quelle (spesso fintamente) civiche – oramai incapace di una visione alta e conforme alla carta costituzionale del proprio ruolo, ha da tempo totalmente abdicato al proprio compito storico di garanzia e tenuta democratica, di visione e proposta generale, di guida dei processi economici e sociali, di pubblicità e trasparenza dei procedimenti decisionali e di gestione della cosa pubblica. In un quadro generale e di lungo periodo di tagli continui alla spesa sociale, di riduzione progressiva dei diritti, di smantellamento complessivo del sistema di stato sociale, tanto più in un Mezzogiorno sempre più abbandonato a se stesso, la politica ha via via assunto un ruolo pressoché esclusivo di gestione e controllo del sistema delle clientele, visto come unico e solo strumento funzionale al permanere e al perpetuarsi del ceto politico e ai suoi meccanismi di autoriproduzione. Risiede dunque in questa progressiva e oggettiva “convergenza” tra politica e malavita organizzata, aldilà delle singole responsabilità personali che vanno accertate dalla magistratura, il degrado complessivo del sistema. I ripetuti e sempre più numerosi scioglimenti delle amministrazioni comunali non sono altro che il segno clamoroso della crisi, forse irreversibile, della politica. La Federazione di Foggia di Rifondazione Comunista, non potendo che prendere atto, ancora una volta, del quadro sconsolato e sconsolante sopra descritto, ribadisce la denuncia di una situazione di degrado delle istituzioni rappresentative che non può essere più sottovalutata. La lotta alla criminalità organizzata e ai suoi rapporti col mondo della politica e dell’imprenditoria costituisce per Rifondazione Comunista, non da ora, una priorità assoluta della lotta per la democrazia e la giustizia sociale nell’intero Mezzogiorno e ancor più deve costituire elemento imprescindibile e fondamentale del riscatto della Provincia di Foggia, del Meridione e dell’Italia intera. Rifondazione Comunista di Capitanata, da sempre impegnata in prima linea nell’imprescindibile battaglia per la legalità democratica, continuerà per quanto possibile a fare la sua parte nella lotta per il riscatto di questa nostra terra.

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