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    INTERVISTA | Focus sulla mafia cerignolana con i vice presidenti di Libera Marcone e Pati

    I due referenti sono stati ospiti della Parrocchia del Buon Consiglio venerdì 26 aprile

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    «I media ci raccontano che la Capitanata è sotto assedio quando in realtà sappiamo benissimo che quello che accade oggi succedeva già dieci o venti anni fa. Forse ci arrabbiamo troppo poco all’idea che qualcuno si sta appropriando del nostro territorio». Con queste parole Daniela Marcone – vice presidente di Libera e responsabile per la memoria – e Davide Pati – vice presidente e responsabile per i beni confiscati -, si sono rivolti ai cittadini e ai tesserati del presidio di Cerignola “Hyso Telharaj” nel corso dell’incontro svoltosi venerdì 26 aprile presso la Parrocchia del Buon Consiglio. I due hanno dialogato con il referente del presidio locale Gaetano Panunzio e il parroco don Pasquale Cotugno sul tema dell’etica della responsabilità contro le mafie e la corruzione. Nell’intervista concessa in esclusiva a lanotiziaweb.it abbiamo fatto il punto sulla situazione mafia a Cerignola toccando vari punti, dalla morfologia del fenomeno mafioso alla situazione di degrado sociale, senza tralasciare le inchieste che vedono coinvolto il Comune di Cerignola.

    La mafia del foggiano presenta due due facce. Da un lato quella più violenta, che non esita a dar vita a sanguinose faide (l’ultimo agguato nel quale è rimasto ucciso un boss del clan Perna a Vieste il 27 aprile, ndr), dall’altra quella più silenziosa ed affarista capace di infiltrarsi nel substrato economico e civile, un ritratto corrispondente a quello che la DIA fa proprio delle consorterie cerignolane. Come può il cittadino non scoraggiarsi e difendersi da questo Giano bifronte?

    «E’ sicuramente importante avere coscienza che questi fenomeni di mafia violano i diritti fondamentali delle persone e comprenderne la gravità in termini di dolore, solitudine e vite spezzate – dice Davide Pati -. Serve prendere una maggiore responsabilità che ciascuno può mettere in campo per un cambiamento e Libera è un “noi” che mette insieme tante realtà per dare voce proprio a chi vuole impegnarsi, e chiede aiuto agli altri perchè liberarsi delle mafie deve essere l’impegno di una collettività». «E’ fondamentale inoltre che i cittadini siano informati su ciò che sta accadendo perchè gli abitanti del foggiano non hanno ancora piena conoscenza del fenomeno mafioso sul loro territorio – aggiunge Daniela Marcone -. Ma altrettanto importante è che si partecipi alla vita pubblica della propria città non chiudendosi delle proprie case e manifestando solo tramite i social. Bisogna provare ad essere attivi e fare rete perchè per cambiare le cose occorre il contributo di tutti».

    Stando ai rapporti della DIA i clan cerignolani possono fare affidamento su di un consistente numero di affiliati. A cosa è dovuta questa capacità di attirare “manovalanza”?

    «Il perchè accada questo va ricercato nel fatto che la mafia locale insiste sul territorio da tanti anni, non ha intenzione di arrendersi e continua a sviluppare il proprio ambito di potere – spiega Daniela Marcone -. Tra l’altro le consorterie di Cerignola sono le uniche dove esiste il fenomeno dell’affiliazione che paradossalmente, non essendo un vincolo “familiaristico”, lascia qualche spiraglio all’ipotesi che qualcuno si penta e collabori». «Dobbiamo portare i ragazzi che si trovano a dover scegliere tra una vita onesta e il crimine a intraprendere un percorso di autenticità – prosegue Davide Pati -. E’ vero che in questo territorio ci sono grandi difficoltà da superare ed è importante non rimanere mai da soli, quindi avere il coraggio di chiedere aiuto e confronto alla comunità senza scoraggiarsi».

    Dallo scorso Gennaio la Commissione di Accesso agli atti sta valutando la possibilità di sciogliere il Comune di Cerignola per infiltrazioni mafiose. Nella nostra città si respira un clima di incertezza e sfiducia nei confronti delle istituzioni. Con quali parole vi rivolgereste a dei cittadini che vivono una situazione così pesante?

    «Non dobbiamo minimizzare quanto sta accadendo ma dobbiamo attendere che le indagini facciano il loro corso – è il pensiero di Marcone -. La situazione è preoccupante ma dobbiamo continuare a lottare per la nostra terra perchè la sensazione che qualcuno ce la stia portando via è deprimente e proprio contro questo stato d’animo che il cittadino deve combattere ogni giorno con resilienza». «Dobbiamo chiedere alla politica di essere virtuosa e che guardi al bene comune resistendo alla tentazione di pensare al proprio tornaconto -conclude Davide Pati -. Tuttavia dobbiamo essere attenti a non fare di tutta l’erba un fascio e saper riconoscere quelle persone che portano avanti valori e principi sani per poter cambiare questa forma di politica».

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