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    Operazione antidroga a Chieti, coinvolto un noto pregiudicato cerignolano

    Emesse venticinque misure cautelari, tre gruppi distinti agivano per lo spaccio di stupefacente

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    Questa mattina gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Chieti, del Servizio Centrale Operativo e della Compagnia della Guardia di Finanza di Chieti, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza che dispone misure cautelari personali coercitive nei confronti di 25 persone (di cui n.5 Custodie Cautelari in Carcere, n.12 Arresti Domiciliari e n.8 Obblighi di Dimora) emessa dal G.I.P. del Tribunale di Chieti Dott. Luca De Ninis, su richiesta avanzata dai P.M. titolari dell’indagine della locale Procura della Repubblica – Proc. Capo Francesco Testa e Sost. Proc. Dott. Giancarlo Ciani – resesi responsabili a vario titolo dei delitti p. e p. dagli artt. 110 e 81 cpv C.P. e art. 73/1 commi 1 del DPR nr.309/90. L’indagine denominata convenzionalmente “Tallone d’Achille”, ha consentito di individuare e disarticolare tre nutriti sodalizi criminali operanti nelle province di Chieti, Pescara e L’Aquila, dediti in forma continuativa alla detenzione ed allo spaccio delle sostanze stupefacenti; sodalizi composti da soggetti caratterizzati da una marcata pericolosità sociale e da una spiccata capacità nel procurarsi ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.

    Il primo gruppo, individuato nel cd. “canale albanese”, la cui base operativa era stata impiantata in un’ampia e isolata tenuta agricola nel comune di Bucchianico (CH) con relativi terreni annessi e boscaglie dove non di rado venivano celati sotto terra cospicui quantitativi di stupefacente, è risultato essere composto perlopiù da personaggi di origine balcanica e gestito da un trentenne albanese – irregolare sul territorio dello Stato a capo di una fitta rete di spaccio messa in atto soprattutto sul territorio teatino. Come già dimostrato in precedenti simili indagini, anche in tale circostanza le investigazioni hanno evidenziato la notoria capacità “camaleontica” delle organizzazioni albanesi nel sapersi rigenerare allorquando incontrano inaspettate battute di “arresto”. E’ il tipico caso dell’arresto nella flagranza del reato da parte delle Forze dell’Ordine di un appartenente al sodalizio, il quale, viene tempestivamente “rimpiazzato” nel medesimo ruolo da un ulteriore connazionale, consentendo in tal modo all’organizzazione di dare continuità all’illecita attività posta in essere e riaffermare quell’egemonia conquistata negli anni sulle piazze abruzzesi nel “rifornire” di ingenti quantitativi di stupefacenti gli ulteriori “sodalizi” dediti alla mera attività di spaccio anche al minuto.

    Il secondo gruppo, indicato quale “gruppo scalino” e perlopiù composto da soggetti caratterizzati dall’appartenenza alla tifoseria organizzata della Chieti Calcio “89 mai domi”, aveva impiantato il proprio quartier generale in due noti locali ubicati in Chieti Scalo, il Pub “The Wanted” ed il ristorante Braceria “Bulldozer”. Era proprio in queste due fiorenti attività commerciali che giungevano e poi venivano lavorate e smistate per lo spaccio al minuto ingenti partite di cocaina destinate prioritariamente alla movida teatina. La particolare ermeticità di tale nutrito gruppo – alimentato dal vincolo di appartenenza alla tifoseria organizzata – permetterà loro di avere contezza anche in tempo reale di ogni accadimento nella zona scalo e soprattutto nelle vicinanze del loro “quartier generale” (non di rado, infatti, si assisterà a telefonate di “avvertimento” da parte di appartenenti o simpatizzanti al gruppo in merito alla presenza di appartenenti alle Forze dell’Ordine, del passaggio di autocivette, di controlli o perquisizioni in atto nella zona scalo). Nonostante ciò, dopo mesi di duro lavoro, gli investigatori riuscivano a penetrare nelle maglie del “sodalizio” mediante l’installazione di diverse telecamere, ma soprattutto, grazie all’inserimento di alcuni Agenti sotto copertura “undercover” del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, i quali, fingendosi clienti riuscivano ad acquisire la fiducia di alcuni “sodali” procedendo ad una serie di cd. “Acquisti Simulati” di dosi di sostanze stupefacenti e fornendo in tal modo quelle sostanziali fonti di prova sull’effettiva “attività” svolta nei due predetti locali commerciali. Di qui la denominazione dell’operazione “Tallone d’Achille”, poiché tale stratagemma investigativo risulterà essere l’unico escamotage per penetrare nell’ermetico circuito creato dai sodali, andando peraltro ad alimentare un quadro indiziario già corroborato da numerose e inequivocabili attività di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Non a caso, nel mese di maggio 2018, si procederà nella flagranza del reato all’arresto di tre elementi di spicco del gruppo e a sequestrare un considerevole quantitativo di sostanze stupefacenti, attrezzature e materiale per il confezionamento trovati all’interno del ristorante “Bulldozer” e in un’abitazione posta di fronte l’ulteriore locale “The Wanted” ed utilizzata dai medesimi “gestori e sodali” di entrambi i locali. Dalle indagini, è emerso altresì che il canale di approvvigionamento del gruppo scalino era riconducibile a soggetti sulmonesi alcuni dei quali legati anch’essi all’ambiente della tifoseria calcistica dell’“L’Aquila Calcio”, da anni gemellata con il gruppo teatino degli “89 mai domi”.

    Nel corso delle indagini, veniva inoltre individuato il cd. “gruppo pescarese” al quale si giungeva attraverso attività investigative sul conto di un pregiudicato cerignolano di notevole spessore criminale e già noto alla Squadra Mobile di Chieti, il quale, tramite l’appoggio in questa provincia di una cittadina cubana, era in affari con due noti personaggi di spicco della malavita pescarese. Le complesse e articolate attività di indagini condotte attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e video nonché numerosi servizi di osservazione e pedinamento – consentivano altresì nel corso delle indagini preliminari di eseguire 10 arresti in flagranza (che si aggiungono alle 25 misure cautelari eseguite oggi) e di sequestrare oltre 32 Kg. di sostanza stupefacente del tipo marijuana, gr. 600 di cocaina, gr. 360 di hashish, n.1 serra da interno per la coltivazione della marijuana, nonché euro 73.000,00 in contanti, quale provento dell’illecita attività di spaccio. L’indagine in argomento, diretta e coordinata dal Procuratore Capo Dott. Francesco Testa e dal Sostituto Procuratore Dott. Giancarlo Ciani, testimonia ancora un volta come la condivisione di dati e la stretta collaborazione e sinergia tra le Forze di Polizia sia la migliore scelta strategica ed operativa atta a contrastare l’illecito mercato delle sostanze stupefacenti che, come noto, costituisce un fenomeno nocivo sia per l’ordine che la sicurezza pubblica, ma anche per l’economia legale.

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