La Corte di Cassazione ha disposto che non sussistevano motivi validi a fronte della perquisizione domiciliare avvenuta nella mattinata del 14 dicembre 2018, a carico dell’ex assessore ai Lavori pubblici e all’Urbanistica arch. Tommaso Bufano, il quale aveva annunciato le sue dimissioni l’8 gennaio 2019. A diffondere la notizia è stato il Sindaco Franco Metta con un video postato sulla sua pagina Facebook. Stando alle dichiarazioni del primo cittadino, il 13 marzo la 6^ Sezione della Suprema Corte, sposando la tesi della difesa di Bufano, avrebbe espresso giudizio negativo sulla perquisizione e disposto così la restituzione del computer dell’architetto, sequestrato dalla Procura di Foggia nel corso della perquisizione domiciliare.
“In seguito alla perquisizione sin da subito sia io che la difesa di Bufano abbiamo sostenuto che non ci fossero validi motivi alla base” commenta Franco Metta che si rivolge duramente nei confronti di coloro che, a suo parere, si sono serviti della questione a fini politici: “E’ stato inflitto dolore senza ragione, una mortificazione ingiusta e si è data occasione agli sciacalli di strumentalizzare politicamente la questione”. “Il vero obiettivo ero io – prosegue – e mi rammarico che nel tentativo di colpire la mia persona sia stata inflitto questo dolore all’arch. Bufano”. Sui fatti giudiziari che riguardano l’arch. Bufano si è aggiunto un tassello, sebbene i contorni della vicenda siano ancora oscuri poichè, al netto di qualsiasi dichiarazione e supposizione ad ogni modo parziale, vige il massimo riserbo da parte della Procura di Foggia e della parte inquisita.
L’unico dato certo è che sono ancora in corso delle indagini a carico dell’ex assessore – egli stesso aveva motivato in una lettera le proprie dimissioni facendo leva sull’esigenza di “essere libero di difendermi nel procedimento penale che, ingiustamente, mi vede indagato” -. Ne dà conferma anche il Sindaco Metta, che pronostica quale sarà l’evoluzione della vicenda: “Siamo ancora in una fase istruttoria e so che il prossimo passo sarà la richiesta di interrogatorio nel quale si dovranno esporre le motivazioni della perquisizione, che la Cassazione ha dichiarato insussistenti, e subito dopo la richiesta di archiviazione del procedimento”. “Politicamente invito tutti alla massima serenità – conclude Metta – Seguirò la vicenda con attenzione e trarrò le opportune conclusioni rispetto a questa situazione”.