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    Coronavirus, la lettera della cerignolana Sara Ciafardoni: «Per la prima volta mi sento uguale a voi»

    Sara Angela Ciafardoni è una giovane scrittrice e blogger pugliese, già autrice del Con tutto l'amore che so. Ecco la sua lettera alla coordinatrice nazionale per la scuola in ospedale e l'assistenza domiciliare: "Il Covid19 è l'opportunità per far sì che la scuola possa trasformarsi e fare un salto di qualità verso i ragazzi e verso i bisogni di ciascuno"

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    Sara Angela Ciafardoni è una scrittrice, già autrice del Con tutto l’amore che so. Ha 14 anni e purtroppo è costretta a casa da una malattia rara che – come racconta la sua preside – la rende straordinariamente sana e viva; gestisce una pagina Instagram (“lasarabooks”) e un blog (“LaLettriceSognatrice”) con oltre 500.000 contatti. Scrive anche per il portale nazionale del ministero dell’Istruzione per la scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare. Ecco la sua lettera a Tiziana Catenazzo, coordinatrice nazionale per la scuola in ospedale e l’assistenza domiciliare che pubblichiamo integralmente.

    Cara Tiziana,
    il coronavirus, come epidemia ed emergenza sanitaria, ha colpito il nostro paese in un momento di grande fragilità. Le scuole resteranno chiuse fino al 3 aprile e, con esse, bar, negozi, ristoranti, sospese anche tutte le attività sportive e culturali, cinema e tutto ciò che fosse punto di incontro per i ragazzi e non. Siamo costretti, per il bene di tutti, a restare a casa, ma lo sconforto di tutti è grande. Non è del tutto grave restare a casa, al contrario, dovremmo preoccuparci di salvare le nostre vite. Lo so, in molti penseranno: per te non cambia nulla, sei sempre a casa su di un letto. Non è così. Le misure che il governo ha messo in atto hanno penalizzato la mia vita. La chiusura delle scuole ci obbliga a farci molte domande. Bisogna trovare risposte adeguate e sperimentare soluzioni creative che siano inclusive per tutti gli studenti e non lascino nessuno indietro. Si parla di lezioni on-line, ma non si tiene conto che ci sono famiglie che non hanno internet oppure ragazzi con disabilità intellettive che non riescono a fare, da soli, i collegamenti. Il Covid19, forse, è l’opportunità per far sì che la scuola possa trasformarsi e fare un salto di qualità verso i ragazzi e verso i bisogni di ciascuno al fine di essere più inclusivi verso le diversità. La scuola, per me, è ossigeno, io attingo forza dallo studio però, invece che lamentarmi cerco, nonostante il mio essere e restare ferma, di creare rete con i miei compagni di classe.

    Nella vita ho dovuto superare battaglie grandi, quindi la mia prospettiva verso questo periodo è quella di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Forse, questi giorni, possono farci comprendere come nella vita nulla è certo. Forse, per la prima volta, anche la chiesa, luogo di aggregazioni per i ragazzi, si trova ad affrontare la Quaresima in modo diverso, meno cenere esteriore sul capo e più cenere interiore. Questa Quaresima che ci spinge a guardare dalla finestra, seppure con sospetto, seppure con diffidenza, ci mette in discussione. Forse è proprio questo il momento perfetto per ripartire con il piede giusto verso un viaggio chiamato “Amore”. Ci basta un virus e tutto ci riporta nella stessa posizione, nessuna differenza. Per la prima volta mi sento uguale ai miei compagni, all’improvviso la vita ti porta ad essere come uno che aspetta lo start ad inizio gara. Sapete qual è la posizione in cui i velocisti attendono? Non in piedi, ma con occhi puntati a terra, in ginocchio posizione che lo aiuta ad avere uno scatto maggiore. Anche noi in questi mesi siamo partiti da questa posizione: con l’umore basso, con lo sguardo verso il basso. È bastato poco a bloccare la presunzione umana: ci sono ragazzi disabili che da tempo mangiano polvere, ora tocca un po’ di terra a tutti per capire cosa significa vivere in una stanza notte e giorno. Possiamo maledirlo questo periodo o benedirlo. Benedirlo perché ci porta a guardare la vita con un cuore più umile un cuore che grida: io esisto! Le chiedo, e se questo fosse il momento perfetto per curare i rapporti con gli altri, per vedere finalmente una famiglia che pranza, o cena, tutti insieme?! Mi ripeto sempre: dopo una tempesta arriva sempre il sereno. Auguro ai dirigenti scolastici di tutta Italia di aiutare i ragazzi con gravi disabilità e le loro famiglie, di studiare strategie che colmino l’assenza della presenza fisica dei docenti di sostegno. Grazie e perdoni gli errori, i miei occhi ci sono giorni che mi tradiscono, ma io non smetto di scrivere”.

    Sara

    (tratto da Repubblica Bari)

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