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    La lezione della quattordicenne Sara Ciafardoni all’Università di Torino

    Sara Ciafardoni, influencer, autrice e blogger è salita in cattedra all’Università di Torino per un giorno da docente. Titolo della giornata: “La scuola in ospedale”

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    TORINO. Ha appena 14 anni ma è già capace di salire in cattedra e tenere una lezione universitaria. Lei è Sara Ciafardoni, ragazzina con disabilità costretta a convivere con una malattia rara. Influencer, autrice e blogger di successo, Sara è intervenuta in teledidattica al quarto corso del master “La Scuola in ospedale: la realtà professionale e le strategie didattiche di cura” dell’Università degli Studi di Torino e diretto dal professor David Lembo, che prepara i docenti della scuola all’insegnamento ospedaliero e domiciliare, per gli studenti lungodegenti ricoverati e per i quali va garantito il diritto all’istruzione e alla continuità educativa.

    «Vorrei far riflettere che la disabilità non è una coraggiosa lotta e neanche un insieme di inutili commiserazioni – ha commentato la giovanissima docente per un giorno – bensì è una vita uguale a quella di centinaia e migliaia di persone, condita, però, dall’arte di affrontare gli ostacoli con una naturale semplicità». In un periodo così particolare, che costringe la maggioranza delle persone all’isolamento a casa, la lezione di Sara – dal titolo “La costrizione a casa e l’isolamento sociale dovuti alla malattia durante l’infanzia e l’adolescenza: il superamento delle barriere e dello stigma sociale attraverso relazioni educative efficaci. Strumenti ed esperienze positive” – aiuta a comprendere come superare i limiti imposti dalla malattia, dalle barriere, fisiche e culturali e offre uno strumento efficace per l’analisi della didattica a distanza.

    «L’intervento di Sara contribuirà all’arricchimento didattico e umano del corso – ha dichiarato il professor Lembo – soprattutto in considerazione dell’alto livello della scrittura e della profondissima umanità degli argomenti affrontati, che vanno dalla dolorosità e problematicità dell’esistenza quando è intrinsecamente legata alla malattia, alle condizioni di isolamento e compromissione degli adolescenti afflitti, come lei, da gravi patologie e al possibile, positivo, superamento delle stesse grazie all’impegno personale, al convincimento morale che mira al pieno riscatto della dignità umana».

    tratto da La Stampa

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