È stata un’occasione per mettere la mafia cerignolana ai raggi x, lo streaming Facebook del quale è stata protagonista la senatrice Assuntela Messina (PD) – membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie – che, ieri sera, ha dialogato via social con Tommaso Sgarro (ex consigliere comunale per il centrosinistra). Un punto di vista autorevole e competente per comprendere le dinamiche della criminalità organizzata, soprattutto a livello locale. «Cerignola ha vissuto lo shock dello scioglimento del Comune per mafia, ma adesso spetta alla politica fare proposte che siano autorevolissime sotto il profilo della legalità e della trasparenza – dice la senatrice, che si rivolge agli aspiranti amministratori, ma anche agli elettori -. Dall’altro lato ai cittadini tocca però distinguere tra un progetto politico sano e uno non sano. E’ un compito arduo, perché dalla scelta fatta in cabina elettorale dipende il destino dell’intera comunità. Ma è chi chiede il voto a dover mettere in condizione l’elettore di poter scegliere consapevolmente». Un invito, quello della parlamentare del centrosinistra, a tornare a costruire e progettare. Perché se dalla prospettiva dell’elettore ci si domanda se 18 (o 24) mesi di Commissariamento siano sufficienti per ripristinare la vita democratica della città, da quella politica si avverte il peso della responsabilità di dover tirare fuori dal cilindro delle proposte che vadano oltre la denuncia e la critica del passato.
Non si tratta di un compito semplice, come sottolinea più volte Messina, perché, soprattutto dalle nostre parti, si corre sempre il rischio che la mafia appaia agli occhi del cittadino più conveniente ed efficiente dello Stato: «Quando lo Stato non riesce a dare risposte tempestive alle esigenze della comunità, la criminalità organizzata prova a sostituirsi alle Istituzioni offrendo una protezione che in realtà non è altro che l’imposizione di una sudditanza che mortifica la libertà. È soprattutto nelle sacche di povertà, cresciute a dismisura nel corso del lockdown, che la mafia riesce ad insinuarsi ‘rimediando’ ai ritardi dello Stato». Una delle conseguenze dell’estendersi di questo ‘welfare mafioso’ è l’insofferenza della comunità a denunciare prassi illegali che tante volte sembrano essere addirittura convenienti: «La ritrosia a farsi coinvolgere in ragionamenti sulla mafia dipende dalla scarsa consapevolezza di come certi fenomeni siano pervasivi e presenti sul territorio. Di conseguenza non si riesce a riconoscerli e comprenderne l’effettivo peso sulla comunità -spiega la parlamentare -. Nella peggiore delle ipotesi tanti hanno timori e resistenze acondividere dei percorsi di lotta perché ci si sente isolati o impotenti difronte agli ostacoli che si presentano».
L’altro risultato, forse il più grave, è il permeare della mafia all’interno del tessuto socio-economico. Fenomeno che, stando alle inchieste e ai rapporti forniti dalla Magistratura, ma anche nella relazione prefettizia sullo scioglimento del Comune, interessa e non poco la nostra città. A tal proposito la senatrice rivolge un appello direttamente agli operatori economici chiedendo loro di ‘guardarsi le spalle’: «E’ fondamentale che le stesse imprese del nostro territorio diventino per prime baluardi di legalità, strutturandosi tra di loro e con le associazioni antiracket. Così non saranno solo i difensori di se stessi ma di un progetto di giustizia che affianca il lavoro delle procure e dei tribunali».