Appena giovedì scorso la finale di MasterChef (nona edizione, ndr), momento nel quale a giocarsi il titolo c’era anche la cerignolana Maria Teresa Ceglia. La 31enne consulente finanziaria, pur avendo vinto la Misterybox ed avendo ben figurato all’Invention, non è riuscita a spuntarla nella finalissima, la presentazione del proprio menù. La vittoria va ad Antonio Lorenzon, art director 43enne di Bassano del Grappa, che si aggiudica i 100 mila euro e la possibilità di pubblicare un proprio libro di ricette. Alla fine però, nonostante tutto, Maria Teresa Ceglia è stata il vero personaggio del talent: schietta, diretta e con personalità da vendere. L’abbiamo intervistata, per conoscerla meglio e farci raccontare questa esperienza.
Come nasce la tua passione per la cucina, una passione saldamente legata al territorio di Puglia?
«Sono nata e cresciuta fino a 18 anni in Puglia e quindi la passione per la cucina, in generale pugliese, è nata perché son cresciuta in una famiglia dove le ricette tradizionali pugliesi legate al territorio venivano fatte tutti i giorni in casa. Devo la mia passione a mia mamma, a mia nonna, a mia zia, a tutte le donne della mia famiglia che hanno in qualche maniera lasciato un segno e hanno saputo trasmettermi, con il loro saper fare di tutti i giorni, la cucina di casa. Quello che è in realtà una delle cose più belle della cucina, ovvero cucinare per la propria famiglia e farlo non come un dovere ma come un qualcosa di bello. E’ nato tutto da lì».
I tuoi viaggi e la Puglia, hai messo insieme nel menu finale tutto ciò. Quanto è internazionale la cucina pugliese per te?
«C’è stato un grande interesse, soprattutto negli ultimi anni, verso la cucina pugliese, che naturalmente va a contaminare le ricette. In realtà quello che ho cercato di fare nel menù finale è stato fare un percorso un po’ più intimo dove inserire l’amore per la mia terra e per la famiglia e le esperienze di vita che ho fatto con mio marito. Quindi un menù molto personale. Poi il fatto che comunque l’interesse verso la nostra gastronomia sia crescente, io spero che continui sempre. Perché è bello contaminare le nostre ricette ma è anche bello contaminare le ricette del mondo con i nostri ingredienti».
A livello personale tra i tre giudici, Barbieri, Cannavacciuolo e Locatelli, con chi senti di avere più affinità?
«A livello di cucina ognuno di loro ha delle caratteristiche a cui io ambisco. Sicuramente lo chef Cannavacciuolo utilizza degli ingredienti a me molto più familiari e l’ho dimostrato quando ho scelto il suo frigo. Chef Barbieri utilizza degli accostamenti di sapori, delle tecniche che sono estremamente raffinate e belle, che ho cercato di apprendere in tutti i modi durante il percorso a Masterchef. Chef Locatelli ha una raffinatezza nei suoi piatti e un’impronta che ogni piatto che uno chef ambisce a fare dovrebbe avere. A livello personale penso di essere entrata più in sintonia con chef Barbieri forse per una questione di affinità caratteriale».
Lo chef che più ti piace, a cui ti ispiri in particolar modo?
«Paolo Casagrande. Non sapevamo che saremmo andati a Parigi ma ho sperato con tutto il cuore che andassimo invece a Barcellona da lui. Quando poi me lo sono ritrovato davanti nella Master Room per me è stato uno shock. Come chef italiano invece Claudio Sadler».