A parlare al quotidiano Repubblica, in una intervista di Stefano Cappellini è stato il premier Giuseppe Conte. In uno dei momenti più difficili dell’Italia – probabilmente dal secondo dopoguerra – la politica è chiamata a scelte importanti, la cittadinanza a fare la sua parte facendo il massimo per evitare la diffusione del contagio, attraverso comportamenti responsabili. Di seguito l’intervista comparsa su Repubblica.
Presidente Conte, gli italiani si chiedono quando usciremo dal buio.
“Voglio essere onesto e chiaro, come sempre: in questo momento è assai difficile fare previsioni, perché siamo di fronte ad un virus nuovo e con un tasso di virulenza che ancora stiamo sperimentando. Il governo coordina con la massima intensità e concentrazione la macchina organizzativa. Due sono gli obiettivi da raggiungere: contenere la diffusione del virus e potenziare le strutture sanitarie perché possano reggere a questa sfida. Siamo un Paese forte”.
Ma il varo nottetempo dell’ultimo decreto anti-virus è stato travagliato, confuso e contestato dalle Regioni delle zone rosse. Soprattutto: come è stato possibile che abbia cominciato a circolare già nel pomeriggio una bozza sulle nuove restrizioni?
“Chi ha fatto circolare all’esterno la bozza del testo ha compiuto un atto irresponsabile, perché l’indebita diffusione del testo non definitivo ha causato confusione e incertezza presso i cittadini”.
Quindi non è stato Palazzo Chigi a far trapelare quella bozza?
“Assolutamente no. A tarda sera, quando la bozza è stata inviata – come prevede la legge – ai ministri e ai presidenti delle Regioni, ci siamo ritrovati con un paese che discuteva di misure provvisorie su cui io stesso mi ero riservato di effettuare definitive valutazioni. D’ora in poi adotteremo contromisure severe affinché situazioni del genere non si ripetano più. La riservatezza degli atti normativi in corso di formazione va tutelata al massimo grado”.
Anche sulla chiusura delle scuole c’è stato un balletto di anticipazioni, smentite e poi conferme.
“Quell’anticipazione ai media è stata improvvida, l’ho detto chiaramente. In questa fase così complessa è fondamentale parlare con una sola voce”.
Eppure molti si chiedono: chi comanda in momenti come questi? il governo o le Regioni?
“La tutela della salute è rimessa per la gran parte alle regioni. Il governo ha competenza soprattutto in tema di principi fondamentali e di livelli essenziali delle prestazioni. Il governo, anche attraverso il braccio operativo della Protezione civile, svolge una fondamentale opera di sostegno, ma le Regioni debbono continuare a collaborare, come stanno facendo, per perseguire una linea unitaria di azione, condivisa ed efficace. Eventuali iniziative autonome e frammentate renderebbero vani tutti gli sforzi che stiamo mettendo in campo”.
Riandrebbe in conferenza stampa alle due di notte? Non sarebbe il caso, specie in situazioni così delicate, di abolire questi surreali appuntamenti notturni diventati una consuetudine?
“Lavoro sino a tardi ma non amo le conferenze notturne. L’altra notte è stato un caso particolare. Dopo la confusione generata dall’indebita anticipazione, ho ritenuto necessario che il Paese, al risveglio, potesse ascoltare una voce chiara e sincera, che spiegasse l’accaduto e anticipasse il contenuto autentico del decreto”.
Ora buona parte del Nord Italia è zona rossa. Ma resta grande confusione sul senso di restrizioni, deroghe e sanzioni. Un nota esplicativa della Farnesina dice che ai cittadini basterà presentare motivi di lavoro per ottenere il via libera agli spostamenti.
“Il Nord non è propriamente una zona rossa, perché non abbiamo posto un divieto assoluto di ingresso e di uscita tra le due grandi aree del paese. Abbiamo però introdotto delle limitazioni alla circolazione delle persone, che valgono anche all’interno dell’area settentrionale. Tutti sono invitati a diradare le occasioni di trasferimento, limitandole a esigenze lavorative, a casi di necessità e a motivi di salute”.
Senso civico a parte, come intendete far rispettare i divieti?
“Chi non rispetta questa previsione vìola l’art. 650 del codice penale. E se autocertificasse la falsa ricorrenza di una delle tre giustificazioni degli spostamenti, rimarrebbe esposto a una ulteriore sanzione penale”.
Negli ultimi giorni, anche l’altro ieri nella giornata dei mille nuovi contagi, abbiamo assistito a scene di affollamento in località turistiche, locali notturni, ritrovi di piazza. Cos’è? Sottovalutazione del pericolo? Allergia degli italiani alle regole?
“Non è facile cambiare da un giorno all’altro abitudini di vita e accettare sacrifici personali in vista di un bene collettivo. Non voglio esprimere giudizi negativi. Questa difficoltà di adattamento riguarda tutti, anche me e lei. Ennio Flaiano diceva che i nomi collettivi servono a fare confusione, e che un bel giorno ti accorgi che “popolo, pubblico” siamo noi, mentre invece credevamo fossero gli altri. La rinuncia che ciascuno di noi è chiamato a compiere è determinante per il benessere di tutti. Se tutti rispetteremo le regole indicate, il Paese potrà rialzare presto la testa”.
Zingaretti e Cirio, uomini delle istituzioni, sono coinvolti nel contagio. Lei ha fatto il tampone? Pensa di farlo?
“I miei medici sono premurosi. Mi seguono con attenzione e ho piena fiducia in loro”.
Quindi l’ha fatto?
“Sì, è negativo”.
Se i numeri dimostrassero tra qualche giorno che non siamo riusciti a contenere l’epidemia è possibile una ulteriore stretta?
“Continuiamo ad agire seguendo la linea della massima precauzione e della proporzionalità delle misure messe in campo rispetto all’evolversi della situazione. Ma la vera differenza ora la devono fare tutti i cittadini. Faccio un appello a tutti gli italiani: dobbiamo fidarci degli scienziati, manteniamo la distanza di un metro, evitiamo baci, abbracci, strette di mano, rispettiamo le altre regole. Per parte nostra, con il decreto-legge approvato venerdì sera abbiamo predisposto un piano straordinario per rinforzare il personale medico e infermieristico, mentre con altre iniziative ci siamo garantiti alcune linee produttive, qui in Italia, per disporre di attrezzature specialistiche per terapia intensiva e sub-intensiva”.
La decisione di chiudere le scuole per una decina di giorni è stata al centro di