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    L’ombra dei clan sull’omicidio Cirulli e l’agguato a Riccardi?

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    In questi giorni gli investigatori stanno lavorando alacremente per fare luce attorno all’omicidio di Cataldo Cirulli, freddato da una decina di colpi di pistola, esplosi verosimilmente da più sicari in Via Urbe lo scorso 31 luglio. L’episodio desta molta preoccupazione tra gli inquirenti non solo per la gravità e l’efferatezza, ma anche per il contesto in cui si inserisce. Circa un mese e mezzo prima, il 6 giugno, Maurizio Riccardi, noto alle forze dell’ordine, era stato inseguito in auto da sconosciuti che hanno aperto il fuoco contro di lui scaricando diverse raffiche di mitra lungo Via Giovanni Falcone. L’uomo è riuscito miracolosamente a scampare all’agguato rifugiandosi nel commissariato di PS.

    Sebbene non sia difficile immaginare che in un paese dove sono attivi dei clan – riconosciuti in sentenze di condanna, grandi operazioni come la ben nota “Cartagine” degli anni ‘90, relazioni della DIA e lo scioglimento del Comune per infiltrazioni nell’ottobre del 2019 -possano accadere episodi come quelli appena descritti, per chi conosce e osserva il fenomeno mafioso a Cerignola quanto accaduto appare anomalo. Negli anni successivi alla già citata operazione “Cartagine” infatti le batterie criminali del centro ofantino hanno mutato la propria natura: meno spari, più droga, meno esplosivo, più denaro. La criminalità cerignolana ha compreso che, se voleva sopravvivere, doveva agire nell’ombra e in silenzio. Se si fa rumore, si aprono le indagini. Se si aprono le indagini le possibilità di finire al gabbio aumentano. Ecco perché negli ultimi anni ha saputo tessere una fitta ma silenziosa rete di traffici di armi e stupefacenti, nonché un sistema di riciclaggio di denaro all’interno dell’economia legale, senza dover ricorrere alle pistole. Anche per gli assalti ai blindati, altro business assai proficuo, la violenza è ridotta al minimo. Questo lo dicono le indagini e le relazioni degli inquirenti.

    Se tutto ciò è vero, perché allora decidere di alzare il tiro con questa violenza? Al momento gli investigatori non hanno certezza che negli episodi di questa estate siano direttamente coinvolti i clan, ma le modalità degli agguati fanno dubitare gli investigatori. È forse venuta meno la pax degli ultimi anni o si tratta di episodi pur sempre gravi ma isolati? E se questi episodi non fossero indice di contrasto tra i clan e la communis opinio sussistesse ancora, perché si è deciso di agire così? Questo saranno le indagini a svelarlo, ma il sospetto che qualcosa sia cambiato all’interno della mala del basso Tavoliere adesso c’è. E la presenza del Prefetto Raffaele Grassi a Cerignola per un vertice interforze ne è probabilmente la dimostrazione.