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    Puglia, l’epidemia rallenta preoccupa soltanto Foggia

    I PER LA PRIMA VOLTA I TAMPONI POSITIVI SCENDONO SOTTO L’1%. IN RITARDO L’AVVIO DELLE UNITÀ DI MONITORAGGIO TERRITORIALE

    Pubblicato il

    I 17 nuovi casi di contagio (con quattro decessi) registrati in Puglia ieri – a fronte di 1.961 tamponi – fanno segnare un nuovo passaggio nell’andamento dell’epidemia: per la prima volta la percentuale giornaliera dei positivi (che ieri era pari allo 0,8%, contro l’1,2% di lunedì) è infatti scesa sotto l’1%. Una buona notizia che conferma, secondo la task-force della Regione, l’andamento calante: nessun caso a Bari, Taranto e nella Bat, uno a Lecce, 8 a Brindisi e 7 a Foggia. E la Puglia migliora anche nel monitoraggio della fondazione Gimbe, che ogni giorno analizza la prevalenza della malattia (il numero di casi ogni 100mila abitanti) e la velocità di crescita. Fino alla scorsa settimana la Puglia era in zona «arancione», con una prevalenza più bassa della media italiana ma con un ritmo di crescita ancora sostenuto. Da lunedì, invece, il raffreddamento del numero dei casi ha portato la Puglia nel gruppo «verde» scambiandosi con la Basilicata. In Puglia, a fronte di 103 casi di positività ogni 100mila abitanti (la media italiana è pari a 350) l’incremento percentuale rispetto alla settimana tra il 28 aprile e il 5 maggio è stato del 4,85% (media nazionale 5,8%).

    IL CASO FOGGIA E CAPITANATA

    Il miglioramento complessivo dei dati della Puglia si riflette anche in quello relativo alle province. Solo Foggia è ormai rimasta nella fascia «arancione», con circa 180 casi ogni 100mila abitanti e una crescita settimanale dell’8,2%. L’aumento del numero dei positivi si è invece raffreddato (e non di poco) sia a Bari (poco più del 3% su base settimanale) che nella Bat (3,5%): Bari è peraltro scesa allo stesso livello di Taranto, la provincia dove il contagio ha avuto l’andamento più lento. Da lunedì dovrebbero intanto partire le prime Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale che dovranno sorvegliare l’andamento del contagio sul territorio. La procedura è in ritardo sia per la mancanza di medici (ne servono 410 per le 82 unità previste), perché le guardie mediche non hanno aderito, sia perché non sono stati ancora conclusi i corsi di formazione: ogni Usca deve occuparsi di almeno 24 pazienti da monitorare in casa, cioè quelli in isolamento domiciliare o i casi sospetti. È possibile che venga attivato un numero di unità inferiore rispetto alle previsioni.

    Ieri, intanto, la Regione ha confermato l’avvio della sperimentazione delle cure con il plasma dei guariti anticipata dal governatore Michele Emiliano in una intervista alla «Gazzetta». Lo studio, condotto in collaborazione con l’Aou di Padova verrà effettuato in tutti i reparti covid della Puglia, coinvolgendo una cinquantina di pazienti dimessi dal Policlinico di Bari: dopo uno screening preliminare queste persone verranno invitate a donare il proprio sangue nei centri trasfusionali, poi saranno effettuati test di ricerca degli anticorpi nei laboratori dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Foggia. Il plasma verrà dunque re-iniettato in pazienti con forme medio-gravi di covid, per verificare se questo approccio è effettivamente in grado di produrre benefici sulla salute.

    Massimiliano Scagliarini
    La Gazzetta del Mezzogiorno

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