Nel 2021 arriva Metrabelt, una fascia per la prevenzione e la terapia dell’Emorragia del postpartum, la prima causa di morte in Italia e nel Mondo. A idearla è il dottor Antonio Belpiede, ginecologo cerignolano e primario nel presidio ospedaliero di Barletta, oggi in pensione. «Nasce da una mia idea, un’idea semplice, ma di quella ‘semplicità che è difficile a farsi’, come scrive Brecht. Grazie a un’esperienza di oltre trent’anni, a Canosa e a Barletta, e a diversi anni di studio sul razionale anatomo funzionale, la fascia Metrabelt -racconta il medico cerignolano – è stata realizzata grazie a Rimos, azienda che esporta dispositivi sanitari monouso in 90 paesi nel mondo».
Stimato professionista, il dottor Belpiede non ha dimenticato il suo lavoro quando è arrivata la pensione. Dopo anni di ricerca e passione vera ha inteso continuare a fornire il proprio contributo. «Questa fascia aiuta la contrazione uterina nella corretta postura, sollecitando il ruolo del sistema miofasciale e dei legamenti rotondi – spiega il medico -. Ho raccolto e pubblicato i dati degli ultimi 5 anni di lavoro. Su 6000 parti, a Barletta 2014-2018, solo 9 trasfusioni (4 o più sacche) e 1 sola isterectomia (cesareo demolitore). Dati migliori di quelli italiani ed europei. È uno studio osservazionale, che, come dice Sackett ‘inventore’ dell’EBM, non ha niente di meno di quelli randomizzati ed è stato guidato dalle necessità cliniche».
Arriva nel 2021 la fascia ma dietro c’è l’esperienza di anni, il lavoro nelle corsie, in prima linea, e lo spirito di osservazione, che spesso può valere più di mille esami brillanti. «Ero un giovane specializzando al Policlinico di Bari – racconta – e noi posavamo la borsa di ghiaccio sull’utero per farlo contrarre, schiacciandolo invece di aiutarlo. Poi venne a Canosa in sostituzione per qualche mese, a fine anni ‘70, Linda Faoro, che lavorava, come Ostetrica, in quel periodo, nel Consultorio Familiare di Matera. Una grande ostetrica. È dalle ostetriche che si impara la fisiologia e l’empatia. Una volta, dopo l’espulsione della placenta, Linda guardò negli occhi me senza parlare; ero un ragazzino, ma si fidava. La donna perdeva sangue, troppo, e, mentre io eseguivo la terapia e massaggiavo l’utero, lei fece una fasciatura al di sopra dell’ombelico e liberò le mie mani. Più tardi le chiesi dove l’avesse imparato e lei rispose che l’aveva vista fare ad un vecchio medico condotto di Matera che a sua volta l’aveva imparata da chissà chi; un sapere che si perdeva nella “notte dei tempi”. Quella fasciatura non l’ho mai dimenticata. L’ho fatta, con mezzi sempre meno improvvisati, per oltre trent’anni. Il ruolo di tutto il sistema miofasciale è fondamentale nella formazione del “globo di sicurezza” e può (deve) essere aiutato con mezzi meccanici che sostituiscono il massaggio uterino, prima ancora o insieme alla terapia farmacologica, che qualche volta è insufficiente».
Insomma un tributo alla sapienza delle ostetriche, al loro “fare” carico di tanta esperienza. Ma anche il lavoro di chi, oltre gli studi e la preparazione, ha saputo umilmente prendere in prestito quel sapere antico. E poi la voglia di non fermarsi, di proseguire ed offrire oggi, in modo differente, il proprio contributo. Metrabelt tiene dentro tutto questo e oltre trent’anni di esperienza sul campo del dottor Antonio Belpiede.
Mi sembra un presidio molto interessante. Complimenti