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    Vigneti, ulive e profumi di legalità: la nuova vita del terreno confiscato alla mafia

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    Una passeggiata di gruppo per ribadire che su quel terreno la mafia ha perso, che è possibile trasformare un luogo simbolo del potere mafioso in avamposto di legalità, di economica sostenibile, di lavoro regolare, di sviluppo. Uno sviluppo che passa tra vigneti, ulivi, alberi e terra da coltivare. Perché il bene intitolato a Michele Cianci, vittima innocente di mafia, e confiscato ai Compierchio, famiglia di spicco della criminalità cerignolana, ha iniziato a muovere i primi passi verso il suo riuso sociale. Ieri mattina la Commissione Straordinaria del Comune di Cerignola, insieme alle forze dell’ordine, ha accompagnato l’Associazione Temporanea di Scopo (ATS) denominata “Le terre di Peppino Di Vittorio” costituita dalle Cooperative Sociali Altereco di Cerignola, in qualità di ente capofila, e Medtraining di Foggia e dal Centro di Servizio al Volontariato di Foggia, a prendere possesso del terreno consegnato la scorsa settimana nel corso di una cerimonia ufficiale. La passeggiata sul bene si è svolta nel rispetto delle norme anti-covid e delle restrizioni previste per le regioni inserite nella cosiddetta zona rossa. Per un evento pubblico allargato alla partecipazione della comunità, infatti, si aspetterà il periodo in cui sarà possibile farlo in sicurezza.

    Si tratta di un terreno di circa 7 ha. con retrostante casetta colonica siti a Cerignola, in contrada San Giovanni in Zezza, inserito tra i beni acquisiti al patrimonio indisponibile del Comune di Cerignola provenienti da atti di confisca alla criminalità organizzata. Il terreno, dunque, è concesso gratuitamente all’ATS nell’ambito del progetto denominato “La strada. C’è solo la strada su cui puoi contare”, vincitore dell’avviso della Regione Puglia “Cantieri innovativi di Antimafia Sociale: educazione alla cittadinanza attiva e miglioramento del tessuto urbano”, al fine di consentirne la valorizzazione così come previsto dalla legge 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie. Il bene sottratto alla mafia è intitolato a Michele Cianci, vittima innocente di mafia, ucciso a Cerignola il 2 dicembre del 1991 per essersi opposto ad un tentativo di furto nel suo negozio. Il nome del giovane commerciante, che all’epoca dei fatti aveva solo 43 anni, fa parte del lungo elenco delle vittime innocente di mafia.

    La scelta di intitolare il bene confiscato alla mafia a Michele Cianci nasce dalla voglia e dalla necessità di fare memoria, di tenere vivo il suo sacrificio, di far conoscere la sua storia ed il suo nome alle nuove generazioni e a tutta la comunità locale. Il progetto, partito ufficialmente con la consegna del terreno, ha l’obiettivo di promuovere attività di agricoltura sociale ed inserimento lavorativo di persone in condizioni di fragilità sociale, contenitori sociali e culturali, luoghi per la generazione di emozioni ed idee. Una sfida ambiziosa, che si pone la finalità di contribuire a realizzare prodotti etici, di qualità e “liberati” dalla mafia nel pieno rispetto della filiera agroalimentare. A partire dalla coltivazione di uva ed olive da cui – prossimamente – sarà possibile produrre vino biologico e barattoli della “Bella di Cerignola”.

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