Cineteatro Roma sold-out ieri sera per Nicola Gratteri, uno degli ospiti clou della XII edizione della Fiera del Libro. «Sono qui per spiegare le mafie, la non convenienza a delinquere, quanto sia importante restare lontani dai faccendieri e far capire ai ragazzi che devono studiare per riscattarsi, comprendere il mondo degli adulti e non essere fregati». Gratteri spiega così ai microfoni de lanotiziaweb la sua presenza a Cerignola, una città che presta attenzione ai discorsi del magistrato, che dal palco se ne accorge: «Il fatto che in una terra ad alta densità mafiosa siate così tanti ad ascoltare le mie parole fa capire che siete stanchi della criminalità organizzata e avete voglia di essere liberi». Il Procuratore capo di Catanzaro ha discusso con il giornalista Michele Valentino di mafia e antimafia prendendo le mosse da ‘Non chiamateli eroi’ e ‘Ossigeno illegale’, i suoi ultimi due lavori letterari, entrambi scritti in collaborazione col giornalista Antonio Nicaso e editi da Mondadori.
In ‘Ossigeno Illegale’ spiega come le mafie stanno cercando di trarre vantaggio dalla crisi pandemica e dal PNRR. Cosa rischiano le istituzioni, soprattutto quelle locali? «Più i soldi arriveranno nel dettaglio alle amministrazioni, maggiore sarà la tentazione di poter commettere illeciti, perché ci sono pressioni locali. Ad esempio, quando si è deciso di dare un sostegno alle famiglie bisognose e ai disoccupati, avevo proposto ai sindaci di fornire gli elenchi dei percettori alla Prefettura per capire se questa gente era realmente bisognosa o si tratti di evasori totali e criminali. Il suggerimento è stato ignorato e sono stato anche accusato di ingerenze indebite, ma se fossi stato un amministratore sarei stato ben lieto di avere un aiuto così importante. Nei fatti, in diverse indagini che abbiamo condotto abbiamo trovato persone che godono di contributi senza averne diritto».
‘Non chiamateli eroi’ è una raccolta di storie di uomini delle istituzioni e semplici cittadini che si sono opposti alla mafia. A chi vive una terra di mafia come la nostra, quale esempio racconterebbe per primo? «Gli parlerei di Rocco Gatto, un mugnaio di Gioiosa Ionica, che si è ribellato e ha denunciato ogni volta che gli è stata chiesta una mazzetta o gli ha imposto di abbassare la serranda del suo negozio in segno di lutto perché in un conflitto a fuoco il capomafia era stato ucciso».