Nel giugno 2019 è stato celebrato il 200mo anniversario del riconoscimento del grado vescovile alla Chiesa di Cerignola in unione alla Diocesi di Ascoli Satriano, in considerazione delle accresciute dimensioni demografiche, urbanistiche ed economiche del paese. La nuova giurisdizione ecclesiastica, che andava a sostituire l’Arcipretura Nullius che da secoli dipendeva direttamente dal Vaticano, fu ottenuta, una tantum, grazie all’alleanza che il potere religioso stabilì con il potere civile. Ma non è nella trattazione di questa virtuosa collaborazione che si esaurisce l’argomento trattato da Domenico Carbone nell’Incontro con l’Autore, organizzato dal locale Club per l’Unesco, per l’occasione, nella Chiesa di S. Agostino nella Terravecchia. La nascita della Città moderna – sostiene Carbone – è l’esito di una lunga gestazione anteriore di qualche decennio all’evento che ne agevolò il parto e che è individuato nel ruolo avuto in sede locale dalla Repubblica Partenopea del 1799.
La Città non nasce ex abrupto nel 1799 – ripete l’autore- subito aggiungendo che in quell’evento trovarono convergenza l’incontro-scontro fra antico e nuovo, conservazione e modernità, repubblica e monarchia. Il cambio dell’algoritmo economico dovuto alla immigrazione di imprenditori agricoli, prima dal Napoletano e poi dal Nord Barese; la conseguente impennata del coefficiente demografico che in breve tempo portò la popolazione da 9 a 40mila abitanti; la presenza di più parrocchie, monti di pietà, ordini religiosi, Confraternite, di ospedale e, soprattutto, di un rinnovato rapporto fra la Chiesa e la Municipalità produssero l’effetto di una nuova immagine che si proiettava all’esterno del borgo. Poteva ben dirsi, con Manzoni, che il borgo si avviava a diventare Città. Carbone non trascura di analizzare l’influenza che ebbe la Rivoluzione Napoletana sui territori delle province. La ribellione alla monarchia borbonica ebbe, anch’essa, una lunga incubazione, più di carattere culturale che sociale o militare, come succede in tutte le rivoluzioni, perché fu voluta dal ceto che meno interesse aveva alla modifica dello status quo. Gli intellettuali, i docenti e gli studenti universitari, i rampolli delle famiglie aristocratiche progressiste, la borghesia liberale riunirono le loro forze per instaurare il regime repubblicano alla fine di gennaio 1799, grazie all’intervento militare francese insediatosi a Napoli dopo la fuga in Sicilia di re Ferdinando.
Cerignola fu la prima città pugliese a dichiararsi repubblicana. Giuseppe Rinaldi assunse la guida del Municipio e, con pochi altri giovani delle famiglie Tortora, Gala, Coccia, D’Aniello, Pallotta, Stasi, dette smalto e vibrazione alla Comunità da sempre succube del giogo feudal-ecclesiastico. Cerignola diventò Capoluogo di Cantone nel Dipartimento dell’Ofanto. Durarono poco – cinque mesi – Repubblica Partenopea e Municipi, ma dettero l’avvio al sentimento patrio che esplose nel 1848 e che si concluderà con l’Unità d’Italia nel 1861.