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    Il ricordo del poeta dialettale Rocco Nardiello nel primo anniversario della scomparsa

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    A un anno dalla scomparsa di Rocco Nardiello vogliamo ricordare questo poeta dialettale, la cui figura spicca nel panorama della produzione culturale cerignolana. Dai primi componimenti declamati in piazza nei primi anni ’70 nell’ambito dei convegni “Cerignola antica” dell’Associazione Daunia Sud – chi non ricorda U matr’monie alla c’rgnulane, La preime de Magge o L’invenzione du preise? – alla raccolta Raciuppann (pubblicata pochi giorni prima della sua dipartita), la produzione di Rocco è ricchissima ed estremamente interessante per almeno due motivi.

    Dal punto di vista dei contenuti, al di là di poesie in cui il mondo animale è protagonista di favole morali, quella che campeggia prepotentemente è la storia della città: con i suoi personaggi più o meno importanti ma oltremodo noti, con i suoi luoghi caratteristici, con gli eventi che popolano l’immaginario collettivo, con i suoi rituali religiosi e civili, con le sue consuetudini. I pellegrinaggi ai santuari, il ritrovamento dell’icona di Ripalta, gli anni del fascismo, la guerra, la rivolta popolare contro la vaccinazione antipolio, la minuziosa descrizione di tutti gli esercizi commerciali che punteggiavano il corso principale e le strade limitrofe: autentici affreschi di vita cerignolana che ricostruiscono con precisione i luoghi fisici e la “varia umanità” che connotano questa città.

    Ma non meno importante è l’aspetto del linguaggio della produzione di Rocco. Leggere una sua poesia senza la traduzione a fronte non è cosa semplice. I termini che lui utilizza con padronanza, quasi in ogni verso, sono autentici “relitti” linguistici che ci riportano a epoche lontane: quando era naturale dire non corteje ma f’lafand, non chieijn-chieijn ma tokk’la-tokk’l, non pov’ridd ma favaneijs. E poi v’rrout e bella v’dout, cafignakk e sullazz, cattour e chiarenz, acquaross e marcia fuc’lijr. Un patrimonio lessicale condannato inesorabilmente all’oblio, se Rocco non ce ne avesse fatto dono affidandolo alle sue riflessioni: dove l’ironia si alterna alla nostalgia, la disillusione alla rassegnazione. Con una memoria incredibile dei luoghi, delle persone e delle situazioni – nonostante da 45 anni vivesse non a Cerignola ma a Trani –Rocco aveva ancora tanto da raccontare, e lo ha fatto fino all’ultimo giorno. Ci mancherà.

    Raciuppann (cliccando sul link si può scaricare il volume interamente)

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