Sono da poco passate le 23 e in viale Roosevelt scoppia una rissa dinanzi ad un bar. Due ragazzi si affrontano senza esclusione di colpi. Uno dei due utilizza anche una sedia per colpire il rivale. Gli amici, di entrambi, intervengono nella questione. A sedare la cosa ci provano prima due agenti di Polizia Locale – senza esito -, costretti poi a chiamare rinforzi. Giunti altri quattro vigili i ragazzi si sono dileguati in fretta, non permettendo neppure l’identificazione (nell’immediato) dei responsabili. La cosa è avvenuta in seguito. Poco prima sul Corso, a pochi metri, era transitata la processione del “Gesù Morto”. In quel momento viale Roosevelt – “la strada larga” – era affollata di gente e di fatto si è concretizzato il rischio di ritrovarsi coinvolti anche per molti cittadini e bambini. L’episodio fa ritornare alla mente la questione sicurezza, sempre calda in città. Il ritorno alla normalità, la possibilità di uscire e passare più tempo fuori casa mettono in luce, ancora una volta, il verificarsi di episodi come questi, che nulla hanno a che fare con una città civile del terzo millennio.
E’ un poblema epocale, almeno da una ventina d’anni, i giovani d’oggi sono tutti Boss della malavita, vivono secondo delle regole puramente delinquienzali, credono di essere tutti protagonisti del film “GOMORRA”. Non hanno limiti, non lavorano, non vanno a scuola, vanno solo in giro in auto costose e vestiti di marche costosissime. Non hanno nulla da fare, non aspirano a nulla, soprattutto non hanno valori, finita la religione, finita la Patria, famiglia manco a parlarne, non sanno che fare e dunque si attivano per mostrare alle loro amichette (vere professioniste del mercato dove tutto si compra e tutto si vende) quando sono forti, spesso prendendosela con chi é più debole, ovvio se no prenderebbero botte ! La rissa é servita, ora il tipo é fiero di lui e le amichette sono al settimo cielo di essere le amiche del BOSS indiscusso. Andate a lavorare! La campagna ha bisogno di braccia, ripristinate il servizio militare per 18 mesi ed ad almeno 700 km da casa, mandateli in Africa a vedere cosa significa “vivere”, i colpevoli di tutto cio’ sono i genitori, a loro va il mio biasimo e se possibile una raffica di schiaffoni in faccia.