Le periferie, le parrocchie, i centri educativi sono quotidianamente impegnati nel contrasto ad uno dei mali del nostro tempo: le povertà educative. Si tratta di un fenomeno ad ampio spettro che tiene dentro la dispersione scolastica, virus che pregiudica il futuro, che disegna differenti e più tragiche prospettive per i più giovani.
La città di Cerignola ben conosce questi scenari che prendono forma tanto nei quartieri più
vecchi della città, quanto in due grossi agglomerati periferici (Torricelli e San Samuele), dove spesso le scarse occasioni di crescita conducono verso un futuro già scritto di delinquenza. Sulla strada di molti giovanissimi tra i 12 e 16 anni c’è soltanto la scuola, presidio di frontiera e avamposto formativo e culturale, unica chances per moltissimi ragazzi della città.
I ragazzi a rischio dispersione – lo sanno bene gli addetti ai lavori – hanno spesso alle spalle situazioni complicate, famiglie con problematiche economiche e sociali, e vivono laddove la strada è il luogo privilegiato per tessere e coltivare relazioni, buone ma soprattutto cattive. Le scuole, spesso da sole, provano con le progettualità integrate, con l’ampliamento dell’offerta formativa, con l’adesione a progetti nazionali a fare il massimo, ma troppo spesso si lotta da soli contro i mulini a vento. «Viviamo la quotidianità dei nostri alunni, attraverso le loro storie e i loro vissuti – racconta una docente di una scuola secondaria di secondo grado della periferia cerignolana –. Ogni ora in più che questi alunni stanno a scuola è per loro un’ora in meno per strada. Significa tanto per il loro futuro. Credo che chi si innamora della scuola si innamora del proprio futuro».
Scuole votate all’inclusività, che provano con sacrificio a non perdere o lasciare indietro nessuno. D’altronde, lo diceva Don Lorenzo Milani, «se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati». Sul fronte dispersione, in crescita in maniera esponenziale su gran parte del territorio italiano ed anche nella città di Cerignola, fa pensare quanto accaduto, ad esempio, negli ultimi dieci anni nella scuola primaria: molti istituti hanno visto ridurre le proprie classi a tempo pieno,
alcuni addirittura hanno cancellato il tempo pieno dalla propria offerta formativa, commettendo un doppio errore. Da un lato si è ridotto il tempo scuola per moltissimi alunni
che avrebbero potuto così passare più tempo tra le mura scolastiche e dall’altro si sono persi posti di lavoro per il personale scolastico. In Puglia solo il 26% delle classi sono a tempo pieno, mentre la media italiana è del 48,8%, tenendo conto anche di trend negativi come la Sicilia (17%). Cerignola è al di sotto anche del dato isolano e basterebbe questo a dire che si è tornati indietro: ripetenze, abbandoni, mancate frequenza (anche alla primaria). Ma non solo: aumento di reati nella fascia 14-16 anni e microcriminalità dilagante.
La dispersione è questione che coinvolge con le medesime responsabilità non solo le scuole, ma anche famiglie, servizi sociali e perfino la politica, chiamata a promuovere occasioni di contrasto alle povertà educative, a quel fenomeno multidimensionale che sottrae possibilità e prospettive ai più giovani. La sintesi del problema è ancora nelle parole della docente: «non è mai abbastanza quel che si fa. E se li abbiamo coinvolti in dieci progetti dobbiamo far di tutto perché in futuro diventino più di dieci quei progetti».