I vigili del fuoco del nucleo “saf” (speleo-alpino-fluviale) sono tornati a calarsi questa mattina nel pozzo nelle campagne di Cerignola, alla ricerca di eventuali effetti personali che possano consentire l’identificazione dei resti del cadavere scoperto 48 ore fa: è in avanzato stato di decomposizione, pare non abbia più la testa e le mani per cui la pista delle impronte digitali, già di per sé difficile su corpi rimasti a lungo nell’acqua, non è percorribile. Il corpo è stato imbracato dai vigili del fuoco, recuperato dopo molte ore per le difficoltà nelle operazioni di recupero proprio per le condizioni, e trasferito in obitorio in attesa dell’autopsia che la Procura disporrà nelle prossime ore; indagano gli agenti del commissariato.
Che i resti umani rinvenuti sabato mattina possano essere di Vito Masciaveo, 55 anni, cerignolano soprannominato “Cioccolatino” per la carnagione scura, scomparso il 24 aprile 2014 quando verosimilmente rimase vittima della lupara bianca, è un’ipotesi valutata per due motivi: è l’unico scomparso nel cerignolano negli ultimi anni; e in contrada San Vito fu filmato dalle telecamere che aveva fatto installare nel suo fondo, la sera in cui di lui si persero le tracce, quando si recò in campagna per dar da mangiare ai cani. Indagando sulla scomparsa di Masciaveo, gli agenti accertarono che la sera ricevette una telefonata al cellulare; e fu inquadrato da altre telecamere mentre in auto si dirigeva verso via San Severo, dove due giorni dopo fu rinvenuta la sua “Ford Focus sw” grigia, aperta, con le chiavi nel cruscotto e macchie di sangue sul cofano. Sarà l’analisi del Dna – quello che verrà estrapolato dai resti trovati nel pozzo comparato con quello di Masciaveo estratto da suoi effetti personali all’epoca della scomparsa – a confermare o meno l’ipotesi investigativa sulla possibile identità della vittima; al medico legale incaricato dell’autopsia sarà chiesto di accertare causa e epoca del decesso, compatibilmente con quel che resta del corpo.
Il cadavere è stato notato sabato mattina dai proprietari del terreno in contrada San Vito Cerina che avendo riscontrato problemi nel pozzo hanno eseguito un controllo e visto il corpo, allertando subito la Polizia. Il corpo è affiorato perché l’azione dell’acqua potrebbe aver sgretolato la corda con cui sarebbe stato legato e appesantito per ancorarlo nelle profondità della cisterna e impedire che venisse scoperto. I poliziotti hanno chiesto l’intervento dei vigili del fuoco e in particolare del nucleo “saf”, specializzato in questo genere di recuperi: sono proseguite per ore le operazioni per imbracare il corpo e tirarlo su con tutte le cautele necessarie per le difficoltà dovute alla decomposizione del cadavere. Da una prima sommaria ispezione pare non siano stati trovati effetti personali e/o resti di documenti: da qui la necessità che gli esperti del nucleo speleo-alpino-fluviale tornassero a calarsi nel pozzo per scandagliarlo e cercare qualsiasi elemento utile per l’identificazione. (tratto da lagazzettadelmezzogiorno.it)