Nella ritrovata cornice di Palazzo Fornari, gremito dal pubblico delle grandi occasioni, il day-one della XIV^ edizione della Fiera del Libro di Cerignola si è concluso con la lectio magistralis di Umberto Galimberti, tra gli ospiti di punta della kermesse organizzata da Oltrebabele. Il celebre filosofo, psicanalista e saggista ha dialogato con il giornalista Mario Valentino sulla condizione giovanile oggi. Con l’eloquio che lo contraddistingue, colto ma immediato, Galimberti ha offerto importanti spunti di riflessione su di una tematica sentita e delicata, parlando soprattutto di famiglia e di scuola.
«I giovani stanno male perché sono nell’età del nichilismo – esordisce tranchant –. Per loro il loro futuro non è una promessa, è imprevedibile, se non una minaccia. Mancano i perché a quello che fanno e mancano i valori della società». La disamina di Galimberti sulla condizione dei giovani oggi, prende le mosse dalle difficoltà che questi incontrano nei contesti familiari moderni: «Vengono al mondo in famiglie fallimentari, incapaci di aiutarli a cogliere i propri meriti e dunque la propria identità. Crescono in case dove i genitori vogliono essere loro amici, senza che li educhino al rapporto con l’autorità e alle relazioni con la società, senza che parlino con loro della felicità e dei desideri». Poi l’analisi si sposta sul mondo della scuola: «La scuola odierna, al massimo istruisce ma non educa. E non può essere altrimenti se i genitori sono in perenne contrasto con gli insegnanti e se gli studenti con difficoltà, piuttosto che essere aiutati, vengono trattati come malati psicologici».
Una scuola in crisi, dunque, secondo Galimberti, che è uno dei motivi del disagio giovanile oggi: «La scuola non deve essere l’ultima istanza di vita, ma un gioco di vita, un allenamento alle regole della vita e a coltivare i sentimenti. Ma purtroppo, oggi, non è così. Ecco perché i ragazzi sono violenti nei confronti dei loro docenti e arrivano addirittura a violentare le proprie compagne, senza comprendere la gravità di ciò che fanno». Il riferimento non è esplicito, ma il pensiero va subito agli episodi che più hanno scosso l’opinione pubblica negli ultimi mesi, come le violenze di gruppo accadute a Palermo o Caivano. Drammi che, secondo Galimberti, trovano le proprie cause anche nella povertà educativa: «Le scuole medie sono un disastro perché ci sono professori demotivati dalla propria carriera che devono gestire il passaggio dei propri studenti dall’infanzia all’adolescenza. In quella fase i ragazzi rischiano di confondere la pornografia con l’amore e crescono pensando che la sessualità sia quella cosa lì. La scuola, che ad oggi fa poco o niente, anziché fare educazione sessuale, dovrebbe insegnare loro la relazione tra sessualità e affettività».
L’auspicio del filosofo è che il sistema educativo italiano si ripensi e si rinnovi profondamente. Una riforma sulla quale, tuttavia, egli stesso è assai pessimista: «Ma come si può concepire una scuola diversa se in Italia non la pensiamo più come un’agenzia educativa ma come una fabbrica di posti di lavoro? Non è possibile seguire i processi di crescita di un adolescente se lo costringi in una classe pollaio. Non è possibile crescere un uomo o una donna se anziché educarlo a fronte di propri errori lo si punisce e basta».