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    Sanità in puglia, buco da 200 milioni rischio stangata sull’Irpef

    La Regione obbligata a trovare i soldi entro fine aprile. L’alternativa è l’aumento delle addizionali, ferme dal 2013

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    Un aumento delle addizionali Irpef, il commissariamento da parte dei ministeri. O anche entrambe le cose. I conti in rosso della sanità pugliese hanno costretto la giunta regionale ad adottare un provvedimento di emergenza che metta un freno alla spesa delle Asl. Ma non è detto che basti. Perché tra qualche settimana, quando sarà pronto il consuntivo della gestione sanitaria, la Regione dovrà approntare le coperture finanziarie per il deficit accumulato nel 2022. Serviranno poco meno di 200 milioni: se i soldi non dovessero saltare fuori dal bilancio autonomo (in cui al momento la disponibilità ammonta a 120 milioni), il governo imporrà a Emiliano di azionare la leva fiscale. E potrebbe disporre il commissariamento.

    La delibera con le misure di contenimento urgenti approvate dalla giunta martedì (blocco delle assunzioni, monitoraggio trimestrale della spesa farmaceutica e per dispositivi, divieto di erogare prestazioni extra-Lea) è una sorta di valvola di sicurezza che gli uffici del dipartimento Salute stavano predisponendo da settimane. Un colpo di freno a mano che arriva dopo l’ubriacatura dovuta all’emergenza covid. Il ragionamento dei tecnici, letto in controluce, è che lo sforamento di 450 milioni registrato nel 2022 (la cifra definitiva potrebbe essere leggermente minore) è dovuto in larga parte alle spese volute dalla politica, e da una certa tendenza autarchica delle Asl. Che tra 2021 e 2022 hanno speso 120 milioni di euro in investimenti non coperti da contributi in conto capitale: significa che hanno effettuato appalti (ristrutturazioni, piuttosto che acquisti di macchinari) utilizzando i fondi per il funzionamento del servizio.

    Ecco perché la delibera, firmata dall’assessore Rocco Palese ma predisposta dalla struttura guidata dal direttore Vito Montanaro, spacchetta i maggiori costi tra quelli contingenti e quelli strutturali (che il tavolo Adduce considera tendenziali). Il nodo è tutto qui. Perché i 260 milioni di finanziamento extra ottenuti dal governo a dicembre a valere sul 2022 coprono, né più né meno, la contingenza: i maggiori costi energetici (110 milioni), gli adeguamenti contrattuali (105 milioni) e gli effetti della guerra (40 milioni di spesa extra dovuti all’inflazione), ma anche i 30 milioni spesi per i danneggiati da trasfusione (che deve pagare il ministero ma che vengono erogati dalle Regioni). Significa che gli altri 200 milioni di sforamento sono stati «creati» attraverso la gestione corrente. E le due voci principali sono appunto gli investimenti (75 milioni) e l’extratetto sulla spesa farmaceutica, che comunque – si fa notare – vede la Puglia sotto la media dello sforamento registrato a livello nazionale.

    La Puglia è in Piano di rientro dal 2010, e per far quadrare i conti della sanità ha sempre dovuto attingere al bilancio autonomo: la politica ha sempre ritenuto che questa situazione sia conseguenza del costante sottofinanziamento del sistema, che non tiene conto degli indici di deprivazione ma solo del dato demografico. Gli uffici guidati da Montanaro sono in continuo contatto con i ministeri della Salute e dell’Economia, e stanno preparando un nuovo Piano operativo triennale che sibaserà appunto sulla suddivisione tra extracosti contingenti e tendenziali: sui primi deve intervenire la gestione ordinaria, mentre i secondi devono entrare nel riparto del fondo sanitario nazionale. È questo il contesto in cui, martedì, la Regione ha convocato tutti i direttori generali, amministrativi e sanitari delle aziende sanitarie. Servirà a fare il punto sulle nuove misure. Ma anche a ribadire che una Regione in piano di rientro non è ammissibile spendere al di fuori delle linee concordate. Il problema contingente però resta immutato. Se dal bilancio autonomo non salteranno fuori entro il 30 aprile i 200 milioni necessari alla copertura del disavanzo 2022, il governo dovrà – in base alla legge – diffidare il presidente della Regione ad aumentare le addizionali Irpef e Irap (su cui non si interviene dal 2013). Questo non toglie, o non esclude, che i ministeri affiancanti possano proporre il commissariamento della Puglia sulla base dell’extradeficit. In questo caso la norma impone l’intervento se le perdite superano il 10% del finanziamento trasferito (e siamo largamente al di sotto). Ma sul punto la discrezionalità politica è enorme. E un governo di centrodestra potrebbe avere la tentazione di intervenire comunque.

    Massimiliano Scagliarini
    La Gazzetta del Mezzogiorno

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