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    “Una storia sbagliata”, Giancarlo Visitilli ha incontrato la comunità del Centro Diorama a Cerignola

    La presentazione del suo libro diviene un pretesto, da parte dell’autore e docente barese, per affrontare temi importanti che riguardano l’adolescenza, le famiglie, la scuola e le altre agenzie educative

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    «Una storia sbagliata» (LiberAria, 2022) è il primo romanzo di Giancarlo Visitilli. Insegnante di Lettere, scrittore e giornalista, originario di Bari, Visitilli ha fondato ventuno anni fa la Cooperativa Sociale “I bambini di Truffaut”, che cura infanzia e adolescenza disagiate. E proprio adolescenti sono i protagonisti della sua opera: Saverio, sedicenne, una vita familiare difficile e una rapina finita male alle spalle, e Anna, sua coetanea, di famiglia benestante e che frequenta il liceo classico. Il destino in principio li unisce per poi separarli quando lui finirà in carcere, mentre lei fuori lo aspetta cercando notizie sul suo conto. Fra loro la scuola, gli assistenti sociali, i familiari ma anche il teatro, la letteratura, il cinema, la musica come sentieri da percorrere per sfuggire a un destino per loro infausto. Nella serata di mercoledì 22 marzo, nel salone “Don Antonio Musto” del Centro Educativo Diorama di Cerignola, la comunità ha potuto dialogare con l’autore in un incontro organizzato dalla Cooperativa Sociale “Charlie fa surf” in collaborazione con la Caritas Diocesana di Cerignola-Ascoli Satriano. Accolto dal dottor Gaetano Panunzio, presidente della Cooperativa, da don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas Diocesana, e dalla dottoressa Carla Conte, coordinatrice del Centro Diorama, Giancarlo Visitilli è partito dal suo libro per accompagnare gli astanti in un percorso di più ampio respiro, volto ad una profonda riflessione circa l’educazione e la formazione delle giovanissime generazioni e su come le diverse agenzie educative operino, e dovrebbero diversamente operare, in questo senso.

    «Questi per me sono più che eventi, sono incontri fondamentali. Perché continuano il lavoro che faccio la mattina a scuola e nel pomeriggio nella mia cooperativa – afferma Visitilli a lanotiziaweb.it -. Mi piace pensarlo come un incontro tra persone che hanno da dirsi, da scambiarsi storie, di bambine, bambini e adolescenti. Durante la scrittura dei libri mi sembra in realtà di scrivere sempre lo stesso libro. “Una storia sbagliata” vuole essere il pretesto, una sorta di prosecuzione di quello che facciamo e che si fa anche qui da voi: la storia di due adolescenti che vivono la periferia di Bari – tratta da una storia reale che ho intercettato in cooperativa – al cui interno trovo un modo per riflettere intorno all’importanza dell’errore, soprattutto in termini educativi oggi». Uno dei messaggi chiave veicolati in queste pagine è che, anche in un contesto contraddittorio come quello della periferia di Bari e di tante altre periferie, la speranza risiede nello sguardo degli adolescenti: «In ogni ambito, da quello scolastico a quello familiare, purtroppo a volte anche in quello parrocchiale, non mostriamo la dovuta fiducia nei confronti dei più giovani. Tutte le volte che i giovani, gli adolescenti, anche i bambini, si azzardano ad insegnarci qualcosa – e ne hanno di cose da insegnarci! – li osteggiamo. Credo quindi sia un’emergenza quella di tornare ad avere fiducia, ad affidarsi anche a loro. È l’unico modo per vederli crescere, ma per far crescere anche noi».

    In un recente articolo pubblicato sul ‘Corriere del Mezzogiorno’, Visitilli critica aspramente una concezione di scuola ormai dilagante, quella che edulcora i doveri di figli e studenti, che deresponsabilizza e che il docente indica come “scuola modello Bignami”: «Provengo da una cittadina come quella di Cerignola, sono nato alla periferia di Bari. Mi hanno sempre insegnato che tutte le volte che ci sono le povertà è lì che bisogna dare di più. Soprattutto verso bambini e adolescenti a cui mancano cose bisogna dare e osare di più. Oggi ci siamo ridotti ad una scuola per cui ci si è inventati anche un nuovo linguaggio: la scuola senza zaino, la scuola senza libri, il presidente della Regione, Emiliano, si è inventato per un anno e 6 mesi la scuola senza noi insegnanti. E nonostante tutto abbiamo fatto gli esami di Stato. Credo bisogna tornare a una scuola che rafforzi, che dia, che osi di più anche rispetto alla proposta educativa e culturale». I temi affrontati sono suggeriti anche dalla stringente cronaca. È il caso del giovanissimo Francesco Pio Maimone, ucciso a Napoli da un coetaneo, nella notte tra domenica e lunedì, al termine di una rissa alla quale neanche aveva preso parte e forse scaturita da una scarpa calpestata nella ressa dinanzi a un locale: «Sono convinto di una cosa. I nostri studenti sono il riflesso di noi docenti e i nostri figli sono il riflesso di noi genitori. Se noi agiamo così è chiaro che di riflesso i nostri figli agiscano così. Se diamo tutto questo valore ad un paio di scarpe, se tutto il valore di un sacrificio lo trasmettiamo ai nostri figli dicendo ‘Studia perché io ti dia delle cose’, se educhiamo in questa maniera – conclude il docente – è chiaro che quello che traiamo come conseguenza è esattamente nei fatti di cronaca di ogni giorno, compresa la violenza inaudita di cui i nostri figli sono soggetti ma molto spesso anche oggetto».

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