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    25 aprile, Sgarro risponde ad Allamprese sul senso della ricorrenza

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    Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa giunto in redazione, a firma Tommaso Sgarro: il segretario cittadino del Pd risponde al consigliere comunale di maggioranza Michele Allamprese, il quale aveva affrontato in una nota il tema del 25 aprile, Festa della Liberazione. Sgarro passa ad esaminare i concetti espressi da Allamprese, esortandolo ad incontrarsi e ad impegnarsi per una soluzione relativa alla storica sede dell’Anpi locale, attualmente in stato d’abbandono. Di seguito il documento integrale.

    Caro Michele. Ti ringrazio, anzitutto, per avermi chiamato a un confronto d’idee su un tema al quale tengo molto, in una città dove troppo spesso il confronto politico si è andato imbarbarendo. Sono trascorsi quasi settant’anni un tempo lungo per la vita umana, relativamente breve per i giudizi storici. È questo il motivo della passione che ancora muove sul tema della liberazione dal nazifascismo. Si può, anzi si deve, aprire un dibattito post-idelogico sul 25 aprile, sulla lotta di liberazione, e per farlo è necessario attenersi ai fatti. I fatti storici, avulsi da giudizi personali, ci dicono che, a conti fatti, la pacificazione in Italia c’è stata neanche passato un anno dalla fine della guerra, quando Il 22 giugno 1946, pochi giorni dopo la nascita della Repubblica, Palmiro Togliatti varò l’amnistia, un provvedimento, che si tradusse nella liberazione di migliaia di fascisti incarcerati. A muovere De Gasperi e Togliatti verso quel provvedimento, che fu alla base di profonde critiche allo stesso Togliatti da parte delle associazioni partigiane e della base comunista, fu proprio la convinzione che durante il ventennio l’Italia fu fascista, e che l’epurazione di tutti coloro i quali avevano fatto parte del regime avrebbe riguardato larga parte del sistema amministrativo, scolastico, istituzionale del paese. Mantenere un Paese in lotta avrebbe significato rallentare la ripresa delle attività fondamentali alla ricostruzione materiale del paese: attività burocratiche, istituzionali, culturali, sanitarie ed economiche. E, quindi, pacificazione fu. Quello che tu chiedi non è, dunque, la pacificazione ma l’equipollenza tra lotta partigiana e repubblica di Salò, e il riconoscimento politico del fascismo.

    Comincio da quest’ultimo: le opere di costruzione infrastrutturali del Paese attuate durante il ventennio, non bastano a giustificare gli attacchi alle camere del lavoro, le leggi razziali, il delitto Matteotti, la soppressione della libertà in Italia, la truce finale sottomissione della nostra nazione alla Germania nazista, così come la costruzione dell’imponente macchina produttiva sovietica, la realizzazione in pochi anni del più grande programma agricolo per sfamare milioni di persone nel secondo dopo la guerra o il più grande programma di costruzione di edilizia popolare della storia nella DDR, non possono mettere a tacere i crimini contro l’umanità del socialismo reale, la costruzione del muro di Berlino, la soppressione nel sangue delle manifestazioni per la libertà. Il giudizio politico, ancor prima che storico, deve essere in assoluto negativo tanto per il fascismo, quanto per il regime sovietico. Sulla resistenza: il problema non è solo di stabilire quale fu la parte giusta e quale quella sbagliata. Il punto è capire che le vittime sono vittime e che i sette Cervi e i sette Govoni, sono uguali perché vittime, ma che i primi hanno costruito la Repubblica italiana e perciò vanno onorati non solo come morti, ma come attori della storia del Paese, gli altri furono solo vittime. Noi onoriamo con il 25 Aprile le vite di quei giovani che hanno deciso di fare la storia, di abbandonare per sempre la loro gioventù e andare a costruire sopra le montagne, per dirla alla Calamandrei, la nostra Repubblica, la nostra democrazia. La democrazia è resistenza, sempre. È qui il punto più delicato. Non basta riconoscere la cultura della resistenza, essa va tutelata, custodita, resa valore. I valori sono assoluti, o c’è spazio per la resistenza o per la repubblica di Salò, o c’è spazio per la democrazia, o per il fascismo. Se crediamo nell’Italia democratica c’è spazio solo per i valori della resistenza. In Italia non ci fu guerra civile (anche perché, per dirla alla Pavese, “ogni guerra è una guerra civile”), ma lotta di liberazione. Il 25 Aprile noi ricordiamo chi decise di liberare l’Italia dall’’oppressine nazifascista e ricordiamo i valori fondanti della nostra democrazia che in questo giorno di aprile rivivono solennemente.

    È per questo motivo Michele, concludendo, che quest’anno come PD noi non parteciperemo alle manifestazioni organizzate dal Comune per il 25 Aprile. Non perché ad amministrare ci sia il centrodestra, non per motivi ideologici. Non parteciperemo in solidarietà all’ANPI che dei valori della resistenza è custode e che oramai da troppo tempo chiede sia risolta la questione della storica sede di Piazza Duomo. Quella che è stata e deve continuare ad essere la sede dei valori della resistenza oggi è un rudere, lasciata all’incuria, depredata nel silenzio, inserita nei beni di alienazione del Comune. Non parteciperemo perché ai nostri interrogativi sul problema, e a quelli dell’associazione partigiani non è stata data alcuna risposta. Per superare le ideologie bisogna avere cura della storia, essere sentinelle della democrazia. Non basta ricordarsi di onorare questi valori solo il 25 Aprile. Questi valori si onorano sempre. Per questo chiedo formalmente il tuo impegno per la soluzione del problema della sede dell’ANPI e ti do la mia disponibilità a un incontro per parlare sia degli argomenti in discussione, che qui abbiamo solo abbozzato, sia per cercare la migliore soluzione possibile per la storica sede di Piazza Duomo. Coltivare un senso profondo di appartenenza alla storia di questo Paese e di questa città, passa dall’aver cura dei luoghi che ne custodiscono lo spirito democratico, perché è solo grazie a questo che oggi noi possiamo liberamente confrontarci su temi così importanti.

    Cerignola 23/04/2014

    Tommaso Sgarro – Segretario PD Cerignola

    13 COMMENTS

    1. “Il 25 Aprile noi ricordiamo chi decise di liberare l’Italia dall’’oppressine nazifascista”

      il discrimine è questo e chi finge di non capire è in malafede.

    2. nelle parole di Sgarro ancora la voglia di discriminare le vittime del conflitto civile post bellico. la negazione della guerra civile che andò ben oltre il 25 aprile 1945,il voler ancora mascherare gli eccidi di innocenti(non solo fascisti), ma persone che non condividevano la lotta partigiana comunista,da parte delle squadracce rosse nel emilia romagna è una lacuna clamorosa nella storia,specie quella imparata a memoria sui libri di testo tanto cari a sgarro e al ANPI. A tutto questo bisogna mettere fine! bisogna serenamente archiviare la storia,dando onore a chi ha dato la vita da qualunque parte fosse schierato,non x ciò percui combatteva ma x il sacrificio che ha fatto.Pacificazione nn significa io sn buono e tu cattivo ma mettere fine una volta per sempre alle divisioni che ci hanno visti su fronti opposti a combatterci.

      • Sei in male fede, la lotta partigiana non fu una lotta solo della sinistra ma dell’insieme delle forze di liberazione italiane. C’erano pure i monarchici. Complementi invece a Sgarro per la ricostruzione ineccepibile. Una cosa è pacificare, altra equiparare. Riconoscere i valori della resistenza sena se e senza ma, e questi valori sono quelli dell’antifascimo.

        • siete fermi culturalmente! con gente come voi è impossibile fare luce ed archiviare un periodo storico cm quello post bellico; avete negato le foibe x più di 50 anni,avete imposto libri di storia faziosi,negate le violenze della guerra civile 45-48! qui nessuno vuole riabilitare i fascisti o equipararli ai partigiani,qui si cerca di mettere la parola fine su qst pezzo di storia italiana dando un giusto riconoscimento anche a chi era nella barricata sbagliata!

        • Sig. Marco Pizz. non so l’età che avete ma vi assicuro che nel periodo 45-48 i Signori “Teste calde e delinquenti” hanno fatto carne da macello torturando in modo brutale la gente del posto per raggiungere i loro scopi (questo avveniva nelle camere del partito)

    3. La lotta per la democratizzazione della dialettica politica continua tuttora, del resto come potrebbe essere altrimenti. Il sonno della ragione produce mostri, perciò bisogna riconoscere ed avversare i regressi della dialettica democratica rappresentati da una legge elettorale come l’Italicum, e questo deve avvenire soprattutto da parte di coloro che vorrebbero essere considerati gli eredi delle lotte di liberazione.

    4. Questi discorsi da vecchi amici tra il Pd e il pdl devono far capire a tutti i cittadini di Cerignola che l ‘unica speranza di rinovvamento e di rinascimento e’ l’avvocato Metta.

        • Gentilmente metti il cervello su off…che quando è su on spari minchiate colossali…studia pollo…

            • Sapete solo offendere e poi dite che siamo noi i cafoni ineducati.
              Se non avete argomenti per controbattere le tesi dell’avvocato Franco Metta fate bene a starvene zitti.
              Io, come tutti quelli della Cicogna, non facciamo piu’ la politica della protesta e delle offese, ma portiamo avanti i discorsi sul RINASCIMENTO DI CERIGNOLA, anche conosciuto come FATTORE C.

            • Bravo, bravo il tuo segretario con la barba sara’ contento.
              Siete proprio grezzi ma l’avvocato Franco Metta, quando diventera’ Sindaco di cerignola, fara’ diventare cerignola una citta’ colta ed educata.
              Avvocato sei l’ultima speranza per i giovani di cerignola.

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