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    Covid e criticità, troppi positivi a Cerignola. In tilt controllo e tracciamento

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    Comunicare ufficialmente il dato dei positivi, dei guariti (eventualmente) e delle quarantene non risolve alcun problema, meglio precisarlo da subito. Non comunicarlo sarebbe cattiva informazione, condita con poca trasparenza. Comunicarlo “giusto per” è invece una forma mediana – quella utilizzata a Cerignola – che non dice molto, ma soprattutto non fotografa verosimilmente la realtà delle cose. Partiamo dall’ultimo dato ufficiale del COC disponibile. «Il numero dei contagiati ufficiali sul territorio comunale alla data del 10 dicembre 2020 risultano: totale casi positivi Cerignola: 535; totale persone in quarantena: 92». Dunque un dato vecchio di qualche giorno, ma sopratutto della Prefettura e non dell’ASL, ossia numeri accertati qualche giorno prima dalla struttura sanitaria. Numeri che comunque terrebbero dentro «segnali di miglioramento» secondo Emiliano. «Non verrà dunque prorogata la zona arancione nei comuni delle province Bat e di Foggia che erano stati oggetto di ordinanza la settimana scorsa» e anche Cerignola da oggi sarà in zona gialla. Una scelta che cozza con la realtà cittadina di Cerignola ma anche di molti altri comuni.

    POSITIVI ASL…E GLI ALTRI? – In tempo di pandemia, con numeri crescenti e risorse ridotte all’osso, l’ASL non riesce a rispondere alla domanda di “test” necessaria per mappare tutti i segnalati dai medici di base. A ciò si aggiungono le centinaia di persone con sintomi che si sono sottoposte al tampone privatamente (che non è attendibile quanto quello ASL) risultate positive in attesa di effettuare il test al “drive” del Tatarella. Cittadini e cittadine in attesa per giorni, tempo in cui può accadere di tutto. Alcuni si isolano, altri no, qualcuno comunica la questione al medico di base, altri no. Per questioni economiche altri familiari magari non riescono a sottoporsi al tampone rapido, per avere una prima risposta. Un problema medico dunque, ma anche sociale. Saltando il tracciamento, ma sopratutto i tempi di questa operazione, che dovrebbero essere rapidissimi, salta anche una buona fetta di capacita preventiva del sistema. E magari molti, per questioni differenti, si ritrovano in giro, loro malgrado, a “distribuire” Covid. Su questo, anche il silenzio della politica oltre che dell’opinione pubblica, spaventa.

    CHI CONTROLLA? – Questione altrettanto importante quella della sorveglianza dei positivi e delle persone in quarantena. Un’operazione che con numeri alti diventa molto complicata, ma rispetto alla quale non pare vi siano particolari sollevamenti. Scoprire che gli accertati positivi dall’ASL non abbiano ricevuto neppure una chiamata, in moltissimi casi, offre la cifra di come il sistema sia in tilt. E se un positivo accertato – ne abbiamo le prove – non viene poi contattato per comunicare eventuali contatti stretti, la cosa prende ancora una nuova piega. In tutto ciò la gestione della seconda ondata, ora che ci sarebbe anche un titolato assessore alla sanità a differenza di marzo-aprile, pare più che mai pessima. Con buona pace del comparto politico, che a settembre ha sostenuto Michele Emiliano e al quale forse andrebbe chiesto conto, considerando che la “sanità” è stata di fatto appaltata a Pierluigi Lopalco e scippata al Pd, partito più votato, che sul tema non apre bocca. Ad alzare la testa la Fimmg Puglia che denuncia: «ad oltre 20 giorni dalla sottoscrizione dell’accordo regionale sulla presa in carico dei pazienti Covid da parte dei medici di medicina generale – denuncia la Fimmg Puglia –, la Regione, in un silenzio sconcertante, non ha ancora messo a disposizione la piattaforma informatica necessaria a gestire le attività di prenotazione del tampone molecolare e di rafforzamento a supporto delle attività di sanità pubblica». Nonostante un protocollo firmato a metà novembre e la successiva ordinanza firmata dal governatore Michele Emiliano, non è ancora partito il servizio che permetterà ai medici di famiglia di eseguire i tamponi e fare contact tracing. Il motivo del ritardo, secondo la Fimmg, è la mancata attivazione della piattaforma unica regionale.

    medici-di-baseMEDICI DI BASE SOLI – Oltre le terapie intensive e le ospedalizzazioni ci sono i positivi curati a domicilio, con le loro ansie e preoccupazioni scaricate solo e soltanto sui medici di base. Continui contatti, servizio h24, supporto e valutazioni in itinere. Terapie tarate ad personam per evitare degenerazioni. Medici di base, ma soprattutto professionisti della relazione d’aiuto. Perché la relazione d’aiuto, il supporto, sono fondamentali nella gestione di un lungo periodo di paura. E anche in questo l’ASL è purtroppo latitante. Da Foggia nessuna parola, nessun intervento straordinario, nessun dispiegamento di forze per dar risposte ulteriori ad una situazione straordinaria. Se “prevenire è meglio che curare” – come recitava uno spot pubblicitario –nel foggiano al massimo si provano a curare i malati. Sul fronte prevenzione è buio pesto.

    1 COMMENT

    1. La responsabilità chi la pone a questo punto, i cittadini? Sbandati, non si sa nemmeno che accadrà domani, iniziate a buttare fuori dalle ASL, dipendenti amministrativi raccomandati, fannulloni ce ne sono a centinaia nelle amministrazioni sanitarie, poveri noi dove andremo a finire

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