Se non fossimo lontani dal set del film che oggi esce nelle sale (“Cetto c’è. Senzadubbiamente” di Antonio Albanese) ci sarebbe solo da ridere e ironizzare. Purtroppo gli attori della versione cerignolana sono coloro che amministravano la città fino a qualche settimana fa, a quanto si legge nella relazione del Prefetto Raffaele Grassi, stante «l’esistenza di una complessa rete di amicizie, frequentazioni e cointeressenze tra amministratori comunali, dipendenti dell’ente locale e soggetti appartenenti o contigui a famiglie malavitose». Ancora «evidenziando come queste ultime abbiano beneficiato di favor nell’acquisizione di pubbliche commesse, negli affidamenti del patrimonio comunale o nell’esercizio di attività commerciali».
Al cinema si enfatizza, si romanza, si va oltre. A Cerignola la realtà supera di gran lunga la più fervida delle immaginazioni. E lo fa con i fatti, che avendo la testa dura hanno di conseguenza anche la faccia tosta. Perché affermare che l’infiltrazione è tutta un’invenzione pare essere davvero la battuta del secolo. Ridicola se fatta dall’istrionico ex-Sindaco Franco Metta, da teatro dell’assurdo se viene dal suo ex-vice Rino Pezzano, che da vero pioniere aveva anticipato anche il titolo del film anni addietro con il suo slogan elettorale “Rino c’è”.
E pensare che a Cerignola è intervenuto lo Stato. Basterebbe questo per dire tutto e mettere a tacere ogni nostalgico lamento. Ma non basta. Perché le parole sono gratis e i social permettono democraticamente a tutti di (continuare a) parlare. Seppure troppo spesso, con precisione elvetica, ci si imbatte nella “minchiata giusta al momento giusto” (per citare ancora Cetto, ndr), diventa difficile per molti distinguere ciò che è bene e ciò che è male. O meglio chi, e cosa, è Stato e chi oggi è poco più di niente. Cerignola è una città importante della Capitanata, un centro importante della Puglia, un luogo che può e deve rinascere. Ma per ripartire non deve negare a sé stessa quanto è successo. In questi quattro anni è accaduto qualcosa di grave e a dirlo non sono né i giornali e nemmeno i partiti d’opposizione: è lo Stato. Poi, se si è convinti che sia tutto un complotto, tutta un’invenzione, forse niente potrà ribaltare questa convinzione. E dunque avremo tutti preso un granchio, senzadubbiamente.