Da molti anni celebriamo la Festa del Lavoro associando gli eventi che l’hanno ispirata, ovvero gli scontri di Chicago nel maggio 1886 tra polizia e operai che rivendicavano le 8 ore, alla riflessione e all’impegno per rendere universale il diritto al lavoro e civili le condizioni di vita in cui poterlo esercitare. Le enormi disparità oggi esistenti anche tra Paesi avanzati, nel mondo e nella stessa Unione Europea, impongono interventi istituzionali immediati e tangibili per offrire a tutti i cittadini opportunità occupazionali reali e rispondenti alle capacità di ognuno. Dalla crisi è emerso con chiarezza che la risposta più efficace all’emergenza occupazionale è stata possibile in Paesi come gli Stati Uniti d’America, la Germania, la Francia, il Regno Unito, ecc. grazie al determinante apporto dello Stato e delle politiche pubbliche, implementando il dinamismo imprenditoriale e fornendo risposte dirette ai temi della sicurezza sociale e del diritto ad un lavoro dignitoso. In Italia oggi è necessario fermare lo svuotamento indiscriminato e l’invecchiamento della pubblica amministrazione, il depotenziamento del servizio pubblico, proprio mentre le loro funzioni, altrove come anche da noi, si rivelano difatti insostituibili e prioritarie rispetto ad ipotesi alternative.
Nessun Piano Nazionale per il Lavoro potrà essere governato e regolato efficacemente affidandone le sorti allo spontaneismo e al solo mercato. Né è pensabile che siano altri, anziché lo Stato e le politiche pubbliche, a provvedere all’indispensabile azione di risanamento e di salvaguardia del territorio, alla valorizzazione urbana ed ambientale delle città e delle risorse naturali. In questi ambiti vi sono ampie possibilità di promuovere nel Paese nuova e utile occupazione. Per sostenere il lavoro in Capitanata occorre una scelta convinta ad agire come sistema da parte di Istituzioni, imprese, forze sociali. Si può iniziare da subito governando con azioni convergenti le misure già attivate dai governi regionale e nazionale, e dall’Europa, come i tirocini formativi o di reinserimento lavorativo, le agevolazioni per favorire l’apprendistato e la occupabilità femminile; l’offerta ai giovani fino ai 29 anni che non lavorano né studiano di una opportunità formativa o di lavoro entro 4 mesi (“Youth Guarantee”); l’incentivazione ad iniziative di auto imprenditorialità. Ma nel contempo il nostro territorio deve rompere l’incantesimo che da lunghi anni lo condanna ad una condizione di ritardo e di sottosviluppo, tornando a dare una testa ed un quadro di riferimento condivisi alle sue potenzialità notevoli ed uniche.
In questo percorso vanno incanalate le singole energie ed iniziative attivate, integrandole con la più adeguata funzionalità delle aree produttive, la intermodalità e la logistica, la ripresa dei voli da Foggia, la valorizzazione dell’identità storica e culturale del territorio, la promozione delle risorse naturali ed ambientali, l’interazione funzionale tra le 3 principali strutture diportistiche del nostro litorale, l’utilizzo gratuito ai fini produttivi e occupazionali di terreni ed edifici abbandonati, l’innovazione territoriale. Solo dando vita ad un contesto così dinamico ed ospitale potremo ottenere certamente opportunità di lavoro più autenticamente legate al territorio e dunque più stabili. L’Associazione Lavoro&Welfare in Capitanata è impegnata a sostenere con iniziative e proposte questa prospettiva. L’auspicio e l’invito che rinnoviamo ai responsabili delle forze politiche, sindacali, imprenditoriali e delle Istituzioni della nostra provincia, in occasione di questo Primo Maggio, è di uscire dal recinto ristretto dell’interesse di parte e ad attivarsi responsabilmente con lungimiranza e coraggio, per ricercare una sintesi e una direzione condivise, per realizzare, al di là delle legittime differenti idealità, un contesto territoriale coeso e vitale che possa favorire uno sviluppo più integrato, la creazione di nuovo lavoro e la qualità sociale.
Ma perchè credete ancora nelle favole?
I nostri politici a Roma e non solo, non hanno intenzione serie di aggiustare l’Italia, ve lo volete ficcare bene in testa?
Se davvero Renzi e tutto il resto volevano aggiustare il nostro paese, iniziava a dare innanzitutto un minimo di aumento ai pensionati che percepiscono 500 euro circa al mese, e non a chi già ne percepisce 1200 e tra questi anche ai sacerdoti,( roba da non crederci) un vero taglio alle macchine blù, come minimo doveva tagliarne il 70%, cosa che non è stata fatta, si sono liberati di un po di vecchi rottami giusto per buttarci un po di fumo negli occhi, un taglio alla politica doveva essere fatto seriamente, riduzione del 70% dei 20.000 euri che percepiscono al mese oltre ai benefici…..insomma c’è da farsi il sangue amaro..potrei fare un elenco all’infinitoooooooooooo!!!!!
Bisognerebbe andare a ritroso di 30 anni e farci ridare i soldi indietro da tutti quei politici che hanno sbagliato tutto….tipo la Fornero.
OHHHHH ma chi sbaglia deve pagare? Si o no..oppure a chi si e a chi no…ma in che paese viviamo….poi accusano i camorristi..secondo voi questa che cos’è..più camorra di questi.
Bisogna mandarli via non a casa, questa è gente con un solo mestiere, quello del politicante per portare soldi e pensioni d’oro a casa.
Questi pensano solo ai cacchi loro, pensano per i propri figli, e non alla comunità.
Povera Italia, che continua a credere e a votare sta specie.