Nella lunga analisi che si articola per le 31 pagine della relazione prefettizia, uno dei primi elementi che emerge nel corso dell’analisi svolta dalla Commissione è quello dei «rapporti elettivi», come vengono definiti nel documento, dell’ex-Sindaco di Cerignola Franco Metta con «esponenti di rilievo della criminalità organizzata cerignolana». Che l’ex missino avesse avuto modo di relazionarsi era già noto. Infatti, nelle vesti di avvocato penalista, aveva difeso tredici soggetti, tutti poi condannati nell’ambito del maxiprocesso “Cartagine” che negli anni ‘90 colpì i clan locali. Ma, come sottolinea la relazione, quello tra Metta e i soggetti in questione non si riduce a «un mero rapporto professionale». Queste frequentazioni assumono rilievo anche in relazione a «un contesto come quello cerignolano, caratterizzato dalla importanza dei vincoli parafamiliari» per cui «assumono connotati sociali tipici ed un significato spesso di condivisione dei valori». Senza dimenticare, come abbiamo già scritto in un precedente articolo, che questi elementi non costituiscono il corpo principale della motivazione di scioglimento e che tali indici sono comunque pienamente validi nella dimostrazione di quel condizionamento dell’ente che si concretizza in un “favor” nel settore degli appalti.
SCENE DA UN MATRIMONIO Ciò premesso, sono diversi gli episodi in cui allo stesso Metta viene contestata la frequentazione di esponenti della criminalità organizzata. Si fa riferimento ad esempio alle celebrazioni delle nozze di due noti pluripregiudicati, entrambi ritenuti affiliati di spicco di clan locali, avvenute nel settembre 2015 e nel marzo 2016. Nel primo caso il rito era stato officiato dallo stesso Metta, mentre nel secondo da un consigliere di maggioranza. Nella relazione si pone l’accento sui ricevimenti nuziali, nel corso dei quali l’allora Sindaco «esprimeva pubblicamente parole di affetto, vicinanza e stima personale nei confronti degli sposi, dei testimoni e degli invitati». Si scrive pure del ricevimento nuziale per il matrimonio di un consigliere comunale avvenuto nel settembre 2016 al quale «ancora una volta partecipavano diversi soggetti pregiudicati ed esponenti della criminalità organizzata» tra cui la relazione include la zia e il fratello della sposa. Sulla questione Metta ha sminuito la portata degli episodi: «Mi sono trovato a celebrare un matrimonio in cui parecchi degli invitati erano persone che avevo assistito in qualità di avvocato. Mi chiedo quale sia il collegamento tra queste frequentazioni e il condizionamento del Comune visto che ho incontrato queste persone una volta e non le ho mai più riviste».
ERAVAMO QUATTRO AMICI AL BAR Ci sono state anche altre occasioni in cui Metta è stato “pizzicato” assieme a personaggi contigui ai clan. È il caso degli episodi accaduti nel maggio 2017, quando l’ex-Sindaco assieme all’assessore Carlo Dercole «partecipava all’inaugurazione del bar OMISSIS, impresa individuale di OMISSIS, figlia di OMISSIS, capostipite dell’omonimo clan mafioso», oppure nel dicembre 2018 quando «veniva controllato in Cerignola mentre si trovava a bordo dell’autovettura di proprietà di OMISSIS, segretario della Società Cooperativa OMISSIS, riconducibile alla famiglia di OMISSIS, contigua al clan OMISSIS». Riguardo al primo episodio, anche in questo caso Metta ha minimizzato: «Ho brindato, ho augurato alla fortuna dell’esercizio commerciale, ho salutato e me ne sono andato. Io questi signori non li ho mai più visti da quella sera, non hanno chiesto nulla, non ho dato nulla». Dato non trascurabile è che la cooperativa sociale sia stata destinataria di un’interdittiva antimafia e che il bar si inserisce in una vicenda amministrativa dai contorni poco chiari nella quale sarebbero stati concessi favori senza titoli autorizzativi. Il documento prefettizio non manca poi di ribadire più e più volte come queste relazioni non siano sterili ma si accompagnino a «scelte amministrative quanto meno discutibili».
GLI INTOCCABILI A sostegno della tesi che alle frequentazioni facesse seguito comunque un “favor” (che nella relazione è ampiamente argomentato nella sezione riguardante gli appalti, dei quali ci occuperemo nei prossimi focus) si fa poi riferimento a quanto accaduto nell’aprile 2016 nel corso di un’operazione interforze rivolta al contrasto dell’abusivismo commerciale. Si racconta di come «il Sindaco […] interveniva personalmente nei confronti delle postazioni abusive dei pregiudicati locali OMISSIS e OMISSIS: quest’ultimo è ritenuto essere elemento di spicco del clan mafioso OMISSIS. Nelle circostanze il Sindaco chiedeva, nel primo caso agli operatori presenti sul posto, nel secondo direttamente al dirigente del Commissariato PS presente sul luogo, di soprassedere».