E’ in gioco l’intera comunità, quella di una Cerignola alle prese con la terza grande emergenza rifiuti. I semplici stop alla raccolta hanno lasciato posto alla liquidazione di SIA, la società in house che si occupa della raccolta e dello smaltimento, e allo scippo dell’impiantistica, biostabilizzazione e discarica. Si è tirato a campare negli ultimi anni e la politica che avrebbe dovuto fare scelte coraggiose si è limitata alla propaganda. La città ofantina è ridotta a poco più di una discarica a cielo aperto, esposta al rischio sanitario e ambientale, lacerata nel suo tessuto sociale e nella sua capacità di reazione ad una situazione insostenibile. Non servono superuomini o leoni da tastiera, ma scelte chiare. L’esercito non verrà mai a Cerignola, come non è intervenuto in altre situazioni simili (emergenza Amica a Foggia, ndr). Serve farsi sentire, serve che il Sindaco emetta un’ordinanza per lo sgombero della città dai rifiuti, visto lo stato d’emergenza. Che la emetta il Prefetto, come accadde per Amica.
Ad una situazione di emergenza si risponde con provvedimenti straordinari, rispetto ai quali il Sindaco di una città ha pieni poteri, come recita il Testo Unico degli Enti Locali (TUEL, art. 50 e 54). «Che qualcuno si muova» chiedono i cittadini, stanchi di vedere immondizia e di sentire sirene di Vigili del Fuoco che corrono a spegnere i roghi. La misura è molto più che colma. Non è più tempo di giochetti, è in gioco l’intera comunità.