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    Giannino e Baccini chiudono la Fiera del Libro di Cerignola | Foto e video

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    «Ho paura dei mercati già da domani mattina». Con queste parole Oscar Giannino, ospite dell’ultima sera della Fiera del Libro dell’Editoria e del Giornalismo, organizzata dall’Associazione Oltrebabele, apre un dibattito denso di contenuti, sui problemi economici e politici dell’Italia, con un occhio attento alle tematiche che riguardano il mezzogiorno. Incalzato dalle riflessioni di Piero Paciello, direttore de L’Attacco, moderatore della serata, l’ex candidato di Fare per Fermare il declino alle scorse elezioni snocciola il problema economico italiano partendo proprio dalle responsabilità della politica: «Bisogna ripartire dal Sud e uno dei fallimenti di questo governo sta proprio nell’essere cieco di fronte alle tematiche di questa terra; basti pensare a quanti Ministri del Nord ci sono. Credo che l’Italia abbia perso una grande occasione, ovvero quella di crescere come realtà industriale, rinunciando allo sviluppo di 4 o 5 grandi poli, sparsi sull’intero territorio, per accrescere l’efficienza produttiva. La politica delle tasse – prosegue Giannino -, ha ampiamente dimostrato i limiti di sviluppo e l’incapacità di far uscire il paese dalla crisi economica. Infatti, negli ultimi due anni, l’Italia ha perso il 4,2% di Pil a causa della politica delle tasse che ha bloccato la spesa dei cittadini».

    Un quadro tristemente realistico che, però, lascia spazio anche a una possibile via d’uscita, fatta di investimenti, di gestione organizzata, e di aperture politiche alle grandi compagini europee, specie in riferimento ai pubblici servizi nelle piccole realtà: «E’ necessario accentrare la gestione dei pubblici servizi per rafforzare le realtà locali e aprirsi al grande mercato senza l’ombra della corruzione – afferma Giannino -. Pensate che in Lombardia la ‘ndrangheta gestisce i lavori pubblici ed è infiltrata in circa l’80% delle gare d’appalto; se non si esce da questo sistema la ripresa sarà sempre più complicata. Al Sud, per esempio, servono laboratori di idee che stimolino l’imprenditoria locale e l’iniziativa privata; in questo la politica ha le sue colpe. I partiti – conclude Giannino -, devono darsi un respiro europeo; non è possibile che nessuno dei partiti italiani si riconosca completamente nei grandi gruppi europei; non è pensabile che sia il Pd che il PdL tifino contro la Merkel. Per uscire da questa crisi, in campo politico, servirebbe prima un riconoscimento preciso e dichiarato».

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    A seguire, la serata prosegue con l’intervento di Francesco Baccini che, ripercorrendo le strade della sua carriera, racconta la bellezza del comporre canzoni in Italia, nel territorio che diede i natali a Fabrizio De Andrè, e di quanto sia complicato e avulso il mercato discografico italiano. «In Italia se sei indipendente vuol dire che sei sfigato, nel resto d’Europa e del Mondo significa che sei caratteristica precisa di un genere. Se hai l’etichetta giusta alle spalle hai passaggi radio continui e visibilità pazzesca, anche se magari hai scritto un brano brutto; diversamente puoi aver composto il capolavoro del secolo ma se ti mettono i bastoni tra le ruote non vai da nessuna parte. A me – prosegue il cantautore di scuola genovese -, è capitato personalmente di essere censurato dalla politica, nel 1992 poco prima che scoppiasse Tangentopoli, io scrissi una canzone su Andreotti, inserita poi nell’album Nomi e Cognomi, e dopo un primo passaggio radio la segretaria dell’allora Presidente mi contatto per dirmi che Andreotti voleva ascoltare il brano. Io ne registrai un estratto e lo mandai. Poi più nulla, pensai si fosse arrabbiato. L’album andò bene e i tabulati dei passaggi radiofonici dicevano che il brano passava continuamente ma io non lo sentivo così spesso. Dopo molti anni, alcuni amici, mi hanno confessato che i tabulati erano falsi e che il brano non passava per le ragioni che tutti potete immaginare. Così come sta accadendo per il Premio Tenco, in Italia – conclude Baccini -, stanno facendo morire anche la buona musica».

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