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    Caso Lisi-Toto-Masciaveo: archiviazione per infondatezza di reato

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    Nello scorso mese di gennaio, tre cacciatori furono arrestati dal Corpo Forestale per bracconaggio: a distanza di qualche tempo, giunge la notizia dell’archiviazione del caso per infondatezza del reato, prosciogliendo da ogni addebito i coinvolti (Lisi, Toto, Masciaveo), uno di essi nel frattempo scomparso a causa di un male incurabile. Di seguito il documento integrale a firma del presidente dell’associazione Cpa-Cerignola.

    Il giorno 4/01/2015 tre nostri associati, Lisi F., Toto V., Masciaveo S., rimanevano vittima di un brutto episodio a dir poco sconcertante: dopo aver svolto un appostamento agli acquatici sul perimetro dell’Azienda “S. Floriano” in agro di Zapponeta, i tre si accingevano a ritornare a casa, senza aver abbattuto alcun selvatico. Avviatisi con la macchina, venivano poco dopo affiancati e spinti quasi fuori strada da un autovettura occupata da tre uomini; riuscendo a svincolarsi accelerando, decidevano di scappare temendo un tentativo di furto dei fucili anche perché venivano esplosi dei colpi di arma da fuoco dagli occupanti dell’altra macchina, che si poneva all’inseguimento. Dopo pochi minuti i tre cacciatori riuscivano a distanziare opportunamente gli inseguitori facendo perdere le loro tracce. Toto Vincenzo però iniziava ad accusare un malessere generale causato dallo spavento, anche perché era un soggetto sottoposto a cure chemioterapiche.

    Tale malessere si aggravò a tal punto da decidere di recarsi al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cerignola dove Toto veniva immediatamente sottoposto alle cure del caso; Gli altri due amici, dichiaravano che lo stato di agitazione era probabilmente indotto dal presunto tentativo di furto, dalla tensione accumulata nell’inseguimento e soprattutto dallo spavento a seguito dell’esplosione di colpi di arma da fuoco da parte dei soggetti sconosciuti; tale ultima circostanza obbligava quindi la Dirigente del Pronto Soccorso ad avvisare i Carabinieri, i quali, giunti sul posto provvedevano a raccogliere la testimonianza di Lisi e Masciaveo. Solo a quel punto i due cacciatori venivano a conoscenza che la macchina civile protagonista dell’inseguimento nei loro confronti era una pattuglia del NOA (Nucleo operativo antibracconaggio) del Corpo Forestale di Stato, che di lì a pochi minuti arrivava sul posto iniziando un’operazione vessatoria nei confronti dei tre cacciatori: perquisizione domiciliare, sequestro di tutte le armi.

    Risultato: i tre cacciatori venivano denunciati per resistenza a pubblico ufficiale (in quanto avevano forzato, a loro dire innumerevoli volte, il posto di blocco), simulazione di reato (perché a loro dire avevano simulato un tentativo di rapina e un malore per giustificare il tutto) il tutto aggravato dal concorso, e quindi sottoposti ad arresto. Ad oggi tutto il procedimento penale si è concluso grazie all’avv. Francesco Santangelo con una richiesta del P.M. di archiviazione perché non sussistono i fondamenti per procedere in giudizio; tale richiesta è stata accolta definitivamente dal G.I.P. che in data 08/05/2015 emette il decreto di archiviazione n° 32/15 RGNR.

    Ora, sorvolando sui risultati giuridici, volevamo sottolineare un aspetto che riteniamo fondamentale: la ferocia con cui questo NOA si accanisce contro i cacciatori; omettiamo di descrivere i metodi “vessatori” che vengono adottati durante le operazioni solo perché ci esporremmo a eventuali ripercussioni in quanto non dimostrabili; basti pensare che:

    – durante l’operazione venivano sequestrate tutte le armi di proprietà degli “indagati” pur non essendo “oggetto di reato” (sono state restituite dopo una settimana perché il sequestro era illegittimo);

    – oltre al sequestro delle armi, venivano dato seguito all’applicazione dell’art. 39 concernente il divieto assoluto di detenzione di armi (alla luce dell’archiviazione, si spenderanno dei soldini per poter effettuare le istanze finalizzate alla revoca dell’art. 39);

    – è stato impedito l’accesso all’avvocato durante tutte le operazioni propedeutiche all’arresto, peraltro revocato immediatamente la mattina successiva non appena l’avv. Santangelo è intervenuto (nel verbale è scritto invece che gli indagati erano stati resi edotti della facoltà di farsi assistere da un legale, ma vi hanno rinunciato);

    – oppure alla complicità dei Carabinieri, ai quali veniva riferito di essere stati oggetto di colpi di arma da fuoco e non facevano niente per accertare l’attendibilità di quanto asserito, per di più venendo meno ad un preciso obbligo derivante dalla loro funzione di agenti di P.G.;

    – oppure alla cattiveria con cui hanno tacciato Vincenzo Toto di simulazione, facendo pubblicare un articolo in cui magnificavano la loro operazione; per la cronaca, Vincenzo Toto, il giorno dopo, è stato ricoverato all’ospedale di Rionero in Vulture per l’aggravarsi delle sue condizioni, ed è deceduto il 22 febbraio senza poter più rivedere i figli;

    Ma quello che fa ancora rabbia è che questa cattiveria, ai limiti della legalità, viene adottata solo contro i cacciatori; il nostro territorio è diventato la nuova terra dei fuochi, e il corpo forestale non si è mai accorto di niente; l’unico polmone verde della provincia di Foggia “era” il bosco ripariale del fiume Ofanto, attualmente completamente disboscato e occupato da vigneti, pescheti e coltivazioni di ogni tipo; e dire che se c’è un cacciatore appostato sul bordo di tali coltivazioni viene subito sottoposto a controllo minuzioso e allontanato; mi chiedo se questo atteggiamento non sia solo un espediente per permettere a quei criminali ambientali di perpetrare il loro scempi senza che si accorga nessuno di niente; noi cacciatori rivendichiamo infatti la nostra funzione di garanti dell’ambiente, e essendo gli unici a farlo, siamo diventati scomodi. Non più tardi di 2 settimane fa abbiamo segnalato al 1515 il tentativo di installazione di un nuovo vigneto a tendone preceduto da opportuno disboscamento nei pressi del ponte di “Tavoletta” in agro di Cerignola, ricevendo per tutta risposta 4 telefonate del corpo forestale che voleva essere accompagnato sul posto del misfatto, nonostante la facilità di individuazione.

    Però Il C.F.S., a seguito del decreto legge che prevederebbe la loro chiusura in quanto 5° corpo di polizia, si preoccupa di far pubblicare un articolo in cui illustra i risultati delle operazioni antibracconaggio del NOA in provincia di Foggia, vantando il recupero di 13000 euro di sanzioni comminate ai cacciatori, omettendo di dire che tali operazioni, essendo gravate dagli oneri di trasferte, vitto e alloggio per i componenti della squadra, spese logistiche varie, hanno comportato nello stesso periodo dell’anno una spesa prossima ai 120.000 euro. Senza contare che “i genii” del NOA fanno i controlli antibracconaggio quando la caccia è aperta, facendo finta di non sapere che il bracconaggio è una pratica illegale che si espleta prevalentemente quando la caccia è chiusa; questo a conferma della nostra tesi che i veri obbiettivi di tali operazioni sono i cacciatori, quelli legali; se avessero sprecato tutte quelle risorse, economiche e umane, contro i bracconieri propriamente detti, sicuramente, essendo tali reati di rilevanza penale, avrebbero sortito dei risultati ben più importanti. Invece, per giustificare tali impegni economici, sono costretti a inventarsi reati gravi ai danni dei cacciatori, quelli veri, che pagano le tasse, e che, solo per il fatto di essere titolari di un porto d’armi, sono stati dichiarati dalle autorità degni di fiducia e onesti. Lasciamo quindi ai lettori le conclusioni.

    Associazione C.P.A.-Sezione di Cerignola

    001

    4 COMMENTS

    1. Associazione C.P.A.- Sezione di Cerignola…Perchè non inviate il soprascritto Vostro Comunicato al Ministro Competente per eventuali responsabilità e risarcimento danni.. ma sicuramente è stato già fatto.L’episodio è sconcertante.

    2. Vi ringrazio per la velocità della pubblicazione dell’articolo ,e per la serietà che avete mostrato nei nostri confronti. GRAZIE

        • Ecco il solito…….., quando c’è stato l’arresto si plaudiva alla giustizia, adesso che la stessa giustizia da lui invocata si ritorce contro si insinua chissà cosa; della serie: o si fa come dico io, oppure è tutto marcio. Complimenti. Soprattutto perché allude senza avere gli attributi per dire apertamente ciò che pensa: il pm era corrotto? L’avvocato un imbroglione? O cos’altro?. So che è chiedere molto ma gradimento un po’ di rispetto per la memoria di un nostro amico. Intanto lei per me resta presuntuoso, arrogante, e non continuo solo per non scendere al suo livello.

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