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    Finisce in rianimazione (intubato) un 60enne non vaccinato

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    Oltre le teorie da tastiera il racconto dei medici, di chi in prima linea vive il Covid, lo combatte in una lotta che non ha mai un vincitore certo. A raccontare quanto avvenuto nelle ultime ore è il dirigente medico Michela Rauseo del Policlinico Riuniti di Foggia. Suo il racconto sui social di uno dei tanti momenti d’emergenza che anestesisti e rianimatori sono chiamati a vivere nel momento in cui si aggrava una persona affetta da Covid-19.

    «Ci eravamo rilassati nell’ultimo mese e mezzo, avevamo ripreso a lavorare con i malati di sempre, ripreso le sale operatorie, ripreso la quotidianità indaffarata di anestesisti rianimatori – racconta la Rauseo -. Ieri pomeriggio, di guardia, io e uno dei colleghi con cui abbiamo condiviso tutte le ondate pandemiche, riceviamo una chiamata da un collega delle malattie infettive. “Il Signor G. sta andando male in NIV, dovreste venire a valutarlo”. A quel punto si ghiaccia il sangue, si fa silenzio nel caos di un pomeriggio d’estate. “Ci risiamo, dobbiamo ribardarci”. Credetemi, non è per la vestizione, rapidamente dai nostri scaffali predisposti come se la pandemia non avesse mai rallentato, prendiamo l’occorrente, senza battere ciglio, con movimenti naturali, come ci si veste la mattina prima di uscire di casa. La tuta, i calzari, cuffia, guanti e visiera. Ci dirigiamo verso il paziente. Paziente sofferente, evidente, una tac torace mostra una polmonite devastante. Sguardo di intesa, senza parole, era evidente: andava intubato. Ma prima di procedere, una domanda al volo tra tante: “G. ma lei ha fatto il vaccino?”. Attraverso la maschera della NIV, un affannato “NO”. Dall’altra parte noi “e perché non l’ha fatto?”“Perchè no”. G. è stato intubato. Scienza e coscienza al servizio di chi soffre. Diritto alle cure. E una macchina, la nostra, che prontamente torna ad ingranaggi veloci, perché dal COVID non si scappa, e a volte manco ci si salva. Non ci si salva sopratutto se si persevera nel rifiuto dell’unica arma utile – il vaccino».

    Questa la dura realtà di una persona, uno dei tanti non vaccinati che potrebbero ritrovarsi in situazioni simili. «A me non interessano le vostre teorie negazioniste, potrete usare qualsiasi tipo di spiegazione, arrampicarvi su qualsiasi tipo di controindicazione, manifestare il vostro inutile e ignorante dissenso: il COVID vi stupirà. Come stupisce noi, cogliendoci impreparati con la prima ondata, cogliendoci incazzati con la seconda, e ora stanchi, a distanza da poco più di un mese dall’ultimo paziente, ad appurare che purtroppo sarà sempre un passo avanti, vanificando sforzi e dedizione, di chi si pone sempre al servizio del malato e della popolazione. Abbiamo sempre fatto la nostra parte, non ci siamo mai tirati indietro. Abbiamo vissuto la morte. Avevamo bisogno che la popolazione tutta unita si vaccinasse, per poter concedere tempo a chi deve curarsi e non è solo un buffone no-vax, e soffre da tempo per altri motivi. Non importa, resterete voi e le vostre teorie disumane». Intanto la direzione generale del Policlinico Riuniti di Foggia ha attivato, nell’ambito del Piano aziendale di emergenza Covid, un primo livello di allerta. Il già attivo reparto di Malattie Infettive, diretto da Sergio Lo Caputo, per 24 posti letto, potrà essere incrementato fino a 35 posti letto dal prossimo 1 agosto.

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