Tra le questioni, che spesso albergano nell’ombra dei quartieri antichi e popolari della città, c’è l’affitto in nero delle abitazioni, nella gran parte dei casi a lavoratori rumeni o bulgari. Le case affittate in nero agli stranieri producono una sub-economia sommersa che nella città di Cerignola rappresenta un vero giro di affari. Nelle strade dei quartieri più vecchi della città ci sono decine di case a pian terreno affittate (quasi tutte) senza contratto. Se fosse solo questo lo scenario sarebbe già un problema ma si va oltre. Molte di queste piccole case sono affittate, sempre in nero, dai “caporali” che a loro volta le subaffittano “a posto letto” a 8-10 persone per immobile.
Era il 2 dicembre del 2011 quando ne parlavamo per la prima volta su questo giornale. Esattamente 11 anni fa sollevavamo il problema, nel silenzio assoluto di tutti. Il Sindaco di allora era Antonio Giannatempo, a cui sono succeduti Franco Metta, i Commissari e adesso Francesco Bonito. In oltre dieci anni nulla si è fatto e anche i controlli omessi sono stati giustificati dalla mancanza di personale: una trincea sempre utile. Niente controlli ma soprattutto un danno economico anche per la collettività. Infatti per questi immobili non si paga presumibilmente la Tari o comunque non si paga il giusto, nonostante ci sia produzione di rifiuti. Ma non è tutto. Anche da un punto di vista igienico-sanitario la situazione non è delle migliori. In ultimo, se non fosse troppo chiaro, anche il subaffitto a posto letto e in nero a lavoratori stagionali sarebbe caporalato. Si tratta di un fenomeno meno mediatico di quel che avviene nelle campagne ma è comunque un fatto che mina la dignità delle persone e si regge sull’illegalità.
Dieci persone che vivono in venti metri quadrati non sono l’icona di un vivere dignitoso del nostro tempo; così come non è tollerabile che su questo si erga la speculazione di chi, senza pagare le tasse, affitta senza garantire nulla. Primo passo per provare a risolvere la questione è di certo attivare dei controlli, che potrebbe svolgere nei quartieri (Addolorata, San Gioacchino, ecc.) una pattuglia ad hoc di Polizia Locale. Questa la richiesta di molti residenti indignati per quanto accade nel silenzio, per come si speculi sulla pelle di persone che sono qui per lavorare. È il tempo di non girare più la testa dall’altra parte. Garantire una vita dignitosa a chi viene qui a spaccarsi la schiena nei campi è il modo migliore per attivare reali processi di integrazione, anche nei quartieri della città dove queste persone oggi vivono, troppe volte poco dignitosamente.