L’emergenza abitativa per un popolo la cui economia vive una crisi cronica di difficile lettura diventa qualcosa che sempre meno stupisce e che rischia di trasformarsi in cronaca cittadina. E’ di questi giorni, infatti, la notizia che racconta dell’ennesimo immobile vuoto occupato da una famiglia in stato di necessità. Si tratta del locale dove fino a poco tempo fa viveva il custode del Tribunale di Cerignola, oggi lasciato vuoto e in apparente stato di abbandono. Pratica abusiva sì ma che denota e traccia i contorni di una storia, ancora una volta, di disperazione. Nei mesi scorsi ci eravamo occupati a più riprese di eventi simili che avevano interessato altri plessi cittadini, dalla sede dell’Orchestra di Fiati ai locali dell’ex Municipio, tutti con le medesime motivazioni di fondo e con storie che nascevano da uno stesso copione. Questa volta si tratta di una famiglia, marito e moglie, con un bimbo, la cui situazione ora diventa un caso del quale dovrebbe occuparsi direttamente la Polizia Municipale, previa denuncia del proprietario.
Una vicenda che apre, però, tre punti di discussione necessari: esiste una questione morale che è lampante, e che non può lasciare indifferente una comunità come la nostra; un problema politico, con la conseguente carenza di sostegno e di supporto alle persone in stato di necessità, che genera uno scenario assai complesso nel quadro amministrativo, di politiche sociali e di welfare; vi è, infine, una problematica squisitamente socio-economica comune su scala nazionale. La forbice esistente tra persone sempre più ricche – in numero minore – e altre sempre più povere – in numero maggiore – traccia esattamente i contorni della reale situazione della società italiana e, restringendo le considerazioni di cui sopra, della comunità cerignolana. A ridosso dell’inizio della campagna elettorale per le amministrative 2015 questo risulta essere un dato non trascurabile.