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    Marò, al via il processo internazionale ad Amburgo. L’ambasciatore italiano: “India disprezza il giusto processo”

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    Amburgo – Si apre oggi ad Amburgo, davanti al Tribunale Internazionale del Diritto del Mare, la discussione sulle richieste italiane in merito alla questione della Enrica Lexie e dei Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. L’Italia ha attivato il 26 giugno scorso la procedura di arbitrato internazionale. In attesa dell’iter di costituzione della Corte arbitrale, l’Italia chiede al Tribunale Internazionale che Salvatore Girone possa rientrare in Italia, che Massimiliano Latorre – attualmente in convalescenza a casa dopo il malore accusato in India – possa restarvi per tutto il tempo del procedimento arbitrale e che l’India cessi di esercitare qualunque tipo di giurisdizione sul caso, risalente ormai al febbraio del 2012. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha manifestato la sua vicinanza ai due militari via Twitter: “Oggi la prima udienza al Tribunale internazionale di Amburgo. l’Italia è unita con i fucilieri Girone e Latorre”.

    Le accuse dell’ambasciatore Prendendo la parola in nome del governo italiano, l’ambasciatore italiano Francesco Azzarello ha aperto l’udienza davanti ai giudici del Tribunale internazionale per presentare la posizione e le richieste dell’Italia per il rientro dei marò e la fine della giurisdizione indiana sul caso. Molto duro il suo intervento: “I marò non sono ancora stati incriminati di alcun reato dalla giustizia indiana. Ma l’India dimostra di disprezzare il giusto processo ritenendoli già colpevoli”, ha detto Azzarello, con “un atteggiamento che esemplifica al meglio l’impasse in cui oggi ci troviamo”. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre “proclamano la loro innocenza”, ma “nelle sue Osservazioni scritte l’India” descrive in diverse occasioni la vicenda come “l’omicidio da parte di due Marine italiani di due pescatori indiani disarmati”, ha aggiunto Azzarello. “La frustrazione, lo stress, il deterioramento delle condizioni mediche delle persone direttamente e indirettamente coinvolte, minacciano un grave danno ai diritti dell’Italia”, ha proseguito Azzarello, “per questo bisogna risolvere con urgenza la situazione”. “L’incidente” che ha coinvolto i due Marò “è stato caratterizzato da una serie di violazioni del diritto internazionale da parte delle autorità indiane”, ha aggiunto Azzarello, tra cui la “libertà di navigazione, il dovere di adempiere agli obblighi della Convenzione del mare, la giurisdizione esclusiva dello Stato della bandiera e il dovere di cooperare alla repressione della pirateria”.

    Le motivazioni Nel documento che spiega le motivazioni con cui il governo italiano chiede al Tribunale internazionale sul diritto del mare il rientro di Salvatore Girone e la permanenza di Latorre in Italia per tutta la durata dell’arbitrato internazionale si legge tra l’altro che Girone “è trattato come un ostaggio, costretto a restare in India nonostante non sia stato ancora incriminato”, visto che Delhi lo considera “una garanzia che Latorre tornerà alla fine della sua permanenza in Italia”, stabilita dalla Corte suprema indiana per gennaio 2016. Per quanto riguarda Latorre, invece, “gli ultimi rapporti medici sullo stato di salute del sergente Latorre evocano rischi che potrebbero verificarsi se fosse costretto a tornare in India”, compreso il “rischio per la sua sicurezza e la sua vita”. “In mancanza di un capo d’accusa, le restrizioni alla libertà dei due fucilieri e la loro durata sono arbitrarie e ingiustificabili”, con possibili “conseguenze irreparabili per la loro salute e il loro benessere”, costituendo perciò “una violazione dei loro diritti fondamentali”. “Ogni attentato ai diritti, alla salute e al benessere dei Fucilieri di Marina minaccia direttamente i diritti dell’Italia”, prosegue il documento diffuso stamani. L’India viola inoltre “i suoi obblighi internazionali”, “impedendo all’Italia di esercitare la propria giurisdizione” sul caso che riguarda due militari in servizio per conto dello Stato su una nave battente bandiera italiana.

    La replica L’India, da parte sua, respinge le accuse italiane: “Definire Girone un ostaggio è inappropriato e offensivo”, a Delhi “gode di una vita confortevole”. E “la salute di Latorre potrebbe migliorare nei prossimi mesi” consentendogli di tornare a Delhi. Nelle osservazioni scritte presentate dall’india al Tribunale Internazionale sui legge anche che il comportamento dell’Italia è “in malafede”, per “non aver mantenuto promesse solenni” in passato. Il testo si riferisce al permesso concesso dalla giustizia indiana ai marò di rientrare in Italia per le elezioni del 2013. Il governo italiano annunciò poi che non sarebbero tornati in India, ma dopo le proteste indiane i due Fucilieri vi tornarono nei tempi previsti dagli accordi. Nel documento l’India usa parole molto dure: secondo New Delhi, “la storia italiana omette aspetti cruciali” e “distorce la realtà” su una vicenda che “non è stato un incidente di navigazione, ma l’omicidio di due indiani commesso da due italiani”. Inoltre, “l’Italia tenta di suscitare compassione” nei riguardi dei due Fucilieri, facendoli apparire “come vittime”, mentre ha un atteggiamento “discriminatorio” nei confronti “di due pescatori innocenti e della sofferenza inflitta alle loro famiglie”.

    Tratto da repubblica.it – 10 agosto 2015

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