Si è spento quest’oggi, all’età di 92 anni, Giorgio Albertazzi, attore e regista, figura fra le più importanti della storia del teatro italiano del Novecento e che seppe consacrarsi anche sul panorama televisivo nella prima metà degli anni ’50. Come comunicato dalla famiglia con una nota diffusa “era sofferente da tempo e il suo cuore ha smesso di battere alle 9”. L’attore si trovava a Roccastrada (Grosseto) nella casa della moglie Pia De’ Tolomei, sposata nel 2007, che gli è restata accanto sino all’ultimo. Immediato il cordoglio espresso dalle Istituzioni. «E’ mancato un grande italiano, artista classico e controcorrente», ha dichiarato il premier Matteo Renzi. «Con Giorgio Albertazzi scompare uno dei massimi interpreti del teatro e del cinema italiano contemporaneo. Le sue interpretazioni dei grandi classici restano una pietra miliare nella storia dello spettacolo. Albertazzi, che ha dedicato al teatro l’intera esistenza, è stato punto di riferimento e maestro per generazioni di attori e registi», ha ricordato invece il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Fra le sue ultime apparizioni sul palcoscenico vi è “Il mercante di Venezia”, opera nella quale l’attore nato a Fiesole si produsse poco più di un anno fa (esattamente, nel marzo del 2015) proprio a Cerignola, al Teatro Mercadante, grazie alla Rassegna di Prosa che lo scorso anno celebrò la sua trentacinquesima edizione come meglio non avrebbe potuto fare. Nel presentare il suo ruolo nella piece di William Shakespeare, Albertazzi spiegava i tratti caratterizzanti del suo personaggio, quello di Shylock, il commerciante ebreo fulcro di tutta la trama: «E’ uno Shylock pieno di ironia. Un gran signore che presta i soldi come farebbe una banca e, quando pretende da Antonio in garanzia la famosa libbra di carne, lo fa come sfida, pensando che non venga accettata dalla controparte. In fondo Shylock è un perdente, viene tradito anche dalla figlia, è uno sconfitto su tutti i fronti. Alla fine resta solo e io gli faccio fare una cosa che in Shakespeare non c’è: Shylock butta via i soldi. Punto a svelare il lato grottesco di Shakespeare, di cui si tende a calcare di solito la parte tragica. Ma questa è una commedia, oltretutto ambientata a Venezia che all’epoca era, e lo è ancora, un porto di mare, dove le razze si intrecciavano e si integravano». Da oggi il mondo culturale italiano è senza dubbio rimasto orfano di uno dei suoi padri più autorevoli. Motivo di consolazione, seppur parziale, è il fatto che fra le ultime comunità a godere dal vivo della sua arte ci sia stata, appunto, quella di Cerignola.