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    Cerignola, don Luigi Maria Epicoco ospite della Parrocchia Sant’Antonio

    Un partecipato incontro nel quale il sacerdote di origini pugliesi, teologo e scrittore, ha posto la vita del Santo di Padova come modello più che mai attuale

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    «Non si nasce santi e non si nasce nemmeno delinquenti. Si nasce semplicemente uomini e donne. Quello che è il vero frutto della nostra vita nasce dalle nostre scelte». È il concetto con cui esordisce, dinanzi ad un pubblico numeroso e molto attento, don Luigi Maria Epicoco, assistente ecclesiastico del Dicastero Vaticano per la comunicazione nonché editorialista dell’Osservatore Romano. Il sacerdote originario di Mesagne (Brindisi) è stato ospite, nella serata di sabato 4 giugno, della Parrocchia Sant’Antonio da Padova di Cerignola. Il titolo dell’incontro è “La scelta di Antonio”, una profonda analisi della vita e dell’esempio fornito dal Santo vissuto fra Portogallo e Italia nella prima parte del XIII secolo.

    Sacerdote, teologo, filosofo, comunicatore e prolifico scrittore, don Epicoco si definisce però più che altro “un prete che scrive”: «Mi sento innanzitutto un prete, poi faccio altre cose. È un compendio dell’essere sacerdote» – afferma, sorridendo, a lanotiziaweb.it -. «Credo che la scrittura sia un modo di parlare alle persone in maniera più interiore. Una persona che legge è come se si desse il tempo di far entrare dentro di sé le cose che normalmente ascolta. È un modo di vivere in maniera più profonda dei messaggi che possono sfuggire al semplice ascolto. È, quindi, un lavoro interiore. Al di là della fede, è uno scavo nella nostra umanità». A proposito di scrittura, l’ultima fatica letteraria di don Luigi Maria Epicoco è «La scelta di Enea-Per una fenomenologia del presente» (Rizzoli). In questo libro, il sacerdote mescola le carte del poema epico (l’“Eneide” di Virgilio) con quelle del Vangelo: «È possibile farlo perché il Vangelo parla a tutti, al cuore dell’uomo di ogni latitudine, di ogni tempo. C’è qualcosa di molto cristiano nell’esperienza di Enea e qualcosa di Enea nell’esperienza cristiana. Le due cose dialogano tra loro. Possiamo dire che la prefigurazione di un uomo che sorge dalle proprie ceneri, che fa del proprio destino avverso il suo punto di forza, è un po’ la grande lezione che dà Gesù. Gesù va a raccogliere gli ultimi, i miseri, scommette sulla miseria delle persone sapendo che esse diranno nella loro vita, come San Paolo, che quando sono deboli è allora che sono forti. Nella mia debolezza si manifesta l’onnipotenza di Dio».

    Fra i vari temi toccati nel libro vi sono due stagioni della vita messe spesso in contrapposizione, gioventù e anzianità: «Innanzitutto, non bisognerebbe tenere separate le cose. Sono estremamente convinto che il dialogo intergenerazionale sia quello che manca alla nostra società. Chiudere i giovani nel ‘mondo dei giovani’ e gli anziani nel ‘mondo degli anziani’ significa condannare entrambi a rimanere monchi di una realtà invece necessaria a ciascuno di loro. Infatti, la società pensa ai giovani come a un problema da risolvere e agli anziani come a una malattia da gestire perché non producono più, venendo messi in periferia». Si giunge, in conclusione, al tema dell’incontro: «La scelta di Antonio è quella di vivere da protagonista la propria esistenza, di non subire la propria storia. È la scelta di stare in piedi davanti agli eventi e di convertirsi di volta in volta, anche rispetto alle proprie aspettative, ed è una cosa non da poco. A volte noi possiamo rinunciare a tante cose, ma non rinunciamo al nostro punto di vista. Antonio è capace di rinunciare anche a questo, perciò il suo sguardo diventa universale, cattolico, spalancato a tutto e a tutti». Durante l’incontro, don Epicoco ha sottolineato quanto spesso si faccia l’errore di concepire e raccontare la propria esistenza come se si trattasse della somma dei diversi eventi che sono successi. Le nostre vite non sono questo, bensì la somma delle scelte che abbiamo preso davanti a tutto quanto ci è accaduto. Anche non scegliere è una scelta, perché si rinuncia ad esercitare una libertà. La storia di Sant’Antonio di Padova, il cui culto è fra i più diffusi del cattolicesimo, è testimonianza assolutamente viva in questa direzione.

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