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    Tre emergenze, un solo silenzio

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    Una città, 58mila abitanti e un territorio vastissimo. Questo lo sfondo su cui si muovono i tanti problemi di un paesone che, come tante altri, è costretto a confrontarsi costantemente con i mala tempora. Tanti problemi appunto, ma anche un tessuto industriale importante. Molta storia gloriosa ma anche diverse emergenze. Tra queste tre in particolare: casa, lavoro, sicurezza. Su tutte il silenzio.

    Ogni giorno giungono mail, segnalazioni dai social e telefonate tutte incentrate sull’emergenza abitativa; storie di famiglie che non hanno un tetto e sono costrette a vivere in macchina o per strada. C’è chi la casa l’ha “persa” per varie ragioni e chi non se la può permettere. Storie di povertà, perché, come dicono in molti «non c’è lavoro». Ed ecco la seconda triste emergenza. Laddove il “nero” trova terreno fertile e i diritti si calpestano senza alcuna remora. Le opportunità si riducono e i gesti estremi diventano l’unica via. A questo punto anche rubare, per alcuni (non si vuole ovviamente giustificare il gesto, ndr), diventa il modo per tirare avanti. E una città che non offre opportunità non riesce neanche a contrastare i fenomeni criminali e a garantire la sicurezza.

    Esiste un filo rosso che tiene insieme (non sempre ma molto spesso) le tre emergenze più importanti del momento. Ed esiste anche un atteggiamento, quello del silenzio, che prova a “nascondere”. Sia ben inteso che è silenzio anche far finta di parlarne e poi lasciar cadere nel vuoto il problema. Le misure messe in atto dalla politica evidentemente sono risultate insufficienti a offrire risposte concrete alla città. Per questo l’impegno di politici e amministratori locali dovrà necessariamente rivolgersi verso (almeno) il tentativo di dar risposte ai cittadini. In caso contrario, si potrà anche esser Gesù in terra ma non basterà. La folla, ovvero i cittadini, sceglieranno Barabba.