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    Cerignola non è un paese per vecchi

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    Mentre la politica si aggroviglia su se stessa, tra le ‘arlecchinate’ di Giannatempo e i propositi ‘revanchisti’ di consiglieri ‘dissidenti’, c’è una Cerignola che vive e continua a vivere tra mille difficoltà ed incertezze, anche quando il servizio da offrire e da garantire è di quelli che connota una società civile: l’assistenza agli anziani. Ci è voluto un appello del Vescovo Don Felice Di Molfetta, datato 13 di marzo, per accendere i riflettori sulla Casa di Riposo “Marianna Manfredi–Raffaele  Solimine” di via XX Settembre. Innalzata a metà ‘800 grazie alla carità cristiana di due benefattori, ha rappresentato, sin dall’inizio, sicuro rifugio per storpi, ciechi e poveri inabili al lavoro, diventando oggi ospizio per l’assistenza ai più anziani. Oggi la necessità di adeguare la struttura alla normativa regionale, in ordine ai parametri che devono caratterizzare le strutture di accoglienza, impone la necessità di lavori di adeguamento, per la cui indilazionabile esecuzione il Vescovo pregò, appunto, «i fedeli cristiani, i sacerdoti, le parrocchie, i sodalizi confraternali e quanti sono animati da spirito di buona volontà perché abbiano a destinare il frutto dell’elemosina e di ogni altro eventuale gesto di carità nelle collette che si raccoglieranno durante le S. Messe della quarta domenica di quaresima (3 Aprile 2011)». Una città in cui i servizi sociali soffrono una carenza di fondi strutturali ormai cronica, gli assegni per le giovani madri sono diventati ormai una chimera e le strutture di assistenza e di accoglimento sono poche e stracolme, non si può certo permettere di segnare un ulteriore punto nel pallottoliere dei ‘servizi negati’. Per capire lo stato dell’arte della Casa di Riposo e le sue concrete possibilità di sopravvivenza il Quotidiano di Foggia ha contattato Antonio Totaro, geometra al capo del cda che ‘governa’ la struttura.

    Cosa sarà necessario fare per adeguare la struttura alla normativa regionale?

    «Gli interventi saranno a diversi livelli: penso alle tramezzature interne, a nuovi bagni di servizio interni alle singole camere di degenza, all’adeguamento dell’impianto elettrico, per concludere con il ripristino dell’intonaco. Avremmo anche un giardino da ‘risistemare’, ma sinceramente, alla luce delle altre esigenze, quest’ultima è davvero secondaria».

    La normativa regionale è del 2007. Da allora come siete andati avanti?           

    «Con una serie di autorizzazioni provvisorie, l’ultima delle quali ci scadrà a febbraio del 2011. Ecco perché l’adeguamento è ormai una necessità».

    Quanto verranno a costare questi lavori?

    «Da un primo preventivo ci vogliono almeno 50.000 euro».

    Quando cominceranno e chi li eseguirà?           

    «La Dia (Dichiarazione d’inizio attività) l’abbiamo presentata a dicembre, i lavori partiranno a breve, al massimo nel giro di due settimane. Saranno eseguiti dall’impresa di Gianfranco Mancino».

    Come recupererete i soldi?

    «Attraverso le conoscenze personali che ognuno di noi ha, la colletta ed un contributo della Diocesi. Speriamo di farcela».

    E durante i lavori gli ospiti dove alloggeranno?       

    «Questo è un problema che dovremo risolvere quanto prima. O li spostiamo in alcune stanze inutilizzate della struttura stessa durante il giorno, oppure dovremo ‘appoggiarci’ ad una struttura esterna. Con l’Ospedale di Cerignola non abbiamo ancora preso contatti, mentre quello di Monte Sant’Angelo già ci ha dato la disponibilità ad ospitarli. Bisognerà decidere assieme ai loro famigliari, per capire quali sono le loro esigenze».

    La struttura, normalmente, come si mantiene?    

    «Soltanto con le rette pagate dagli ospiti o dalle loro famiglie. E non è facile affrontare tutte le spese di gestione, acqua, gas, telefono, luce, dipendenti».

    Quanti anziani ospitate?

    «Gli ospiti sono diciassette. Ѐ il numero minimo che ci assicura la sopravvivenza, sotto tale soglia saremmo costretti a chiudere».

    Quanti dipendenti avete?

    «Gli assistenti socio-sanitari sono in tutto cinque, ma la normativa regionale anche in questo caso c’impone un adeguamento. Dovremmo almeno assumerne il doppio. Per questo abbiamo bisogno di nuovi fondi».

    Lei presiede il Cda. Chi sono gli altri componenti?

    «Oltre a me ci sono quattro consiglieri: Paolicelli Salvatore, Laino Giovanni, Colangione Vito e Panunzio Graziano. Siamo stati nominati nel 2009 e di certo non vorremmo essere ricordati come il cda sotto la cui direzione la casa di riposo “Marianna Manfredi–Raffaele  Solimine” è stata costretta a chiudere».

    Stefano Campese (Quotidiano di Foggia 8/04/2011)

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