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    Volpe, Capuozzo e Zampaglione protagonisti del sabato della Fiera del Libro

    Nella mattinata spazio alla didattica ed al tema della legalità, dialogando con gli studenti. Salvaguardia del patrimonio culturale, reportage di guerra, letteratura e musica hanno invece contraddistinto la serata

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    La seconda giornata della X Fiera del Libro di Cerignola ha aperto, nella mattinata di sabato 21 settembre a Palazzo Fornari, con appuntamenti indirizzati agli studenti delle scuole medie della città. Il primo è stato quello con «Infinito Pop. Sempre caro mi fu» (Progedit) del prof. Trifone Gargano, insegnante di Lettere nelle scuole superiori, già docente dell’Università di Foggia e volto ormai noto al pubblico della Fiera. Nel suo nuovo libro presenta un Giacomo Leopardi mai visto, assai lontano dai soliti e polverosi pregiudizi e invece ‘vivo’ nell’attualità attraverso canzoni, film, romanzi e fumetti. Successivamente, è stata la volta di «Un’altra storia per Foggia», un racconto per immagini del lungo percorso di preparazione alla manifestazione che portò nel capoluogo dauno oltre 40.000 persone da tutta Italia, il 21 marzo 2018. Il lavoro, realizzato dal CSV Foggia e dalla Fondazione Monti Uniti Foggia, è stato presentato da Roberto Lavanna ed Annalisa Graziano, coadiuvati da Daniela Marcone di Libera.

    «IL BENE NOSTRO» È la salvaguardia del patrimonio culturale il tema con cui si apre la serata a Palazzo Fornari. Il prof. Giuliano Volpe, archeologo ed accademico nonché ex Rettore dell’Università di Foggia, ha presentato il suo libro «Il bene nostro» (Edipuglia): «Nasce come ispirazione, non solo per il titolo, da un film», spiega l’autore a lanotiziaweb.it. Il riferimento è a “Il bene mio” (2018) del regista pugliese Pippo Mezzapesa, pellicola in cui il protagonista è Elia (interpretato da Sergio Rubini), l’ultimo ostinato cittadino del paese di Provvidenza, devastato dal terremoto e i cui abitanti sono stati deportati in una new town. «È un film molto metaforico perché parla della distruzione del patrimonio e del senso di una comunità. Elia resta caparbiamente in quel centro e, quando la forza pubblica va per portarlo via, si scopre che nel frattempo ha allestito un piccolo museo con gli oggetti della vita quotidiana dei concittadini. Grazie a quegli oggetti ritrovano il senso di essere di quel luogo e di essere comunità. Penso che un po’ tutto il patrimonio culturale debba servire a questo», è quanto sostiene Volpe. In queste pagine, il docente spiega come le riforme nel settore, nel corso dei decenni, siano state frenate da quello che indica come “dirigismo”: «C’è stato un atteggiamento per cui si è deciso sempre dall’alto, con un retaggio dell’800, del ‘900 e del periodo fascista, con un forte statalismo ed una visione poliziesca della tutela. Penso che bisogna ribaltare questa visione, facendo tesoro anche delle più recenti convenzioni europee, in particolare quella di Faro (che introduce il concetto di eredità-patrimonio culturale, 2005, ndr). Bisogna certamente dare protagonismo agli specialisti, ma soprattutto a quelle che la convenzione definisce “comunità-patrimonio”. Uno dei problemi è, quindi, costruire una comunità-patrimonio». Sono passati due anni dall’incendio che ha seriamente danneggiato il sito archeologico di Faragola, nella vicina Ascoli Satriano. Alla nostra testata, il prof. Volpe ne illustra lo stato attuale: «È una disgrazia di cui non conosciamo ancora le cause e i responsabili e trovo che questo sia molto grave. Purtroppo da allora è successo poco: i mosaici e i marmi sono esattamente com’erano il giorno dopo l’incendio. Sono stati protetti con un telone ed è stata realizzata una copertura per il cantiere di restauro. Mi auguro che il cantiere possa partire. Ci sono anche le risorse: recentemente uno stanziamento di 3 milioni nell’ambito del Contratto Interistituzionale di Sviluppo (CIS) della Daunia, più un milione stanziato dalla Regione anni fa. C’è bisogno che tutti si mettano a lavorare, ciascuno con la propria responsabilità. Spero di poter dare anche il mio contributo alla rinascita di questo sito».

    IL GRAPHIC-JOURNALISM DI TONI CAPUOZZO Tutt’altro argomento è stato al centro del secondo incontro di serata. Toni Capuozzo, ex vice-direttore del TG5 e fra i più noti reporter di guerra italiani, ha presentato «La culla del terrore. L’odio in nome di Allah diventa Stato» (Carucci), un’opera di graphic-journalism attraverso cui racconta in prima persona le radici di quel terrorismo, fra reportage, diario personale, autobiografia, resoconto storico e, appunto, disegno a fumetti. «È anche il tentativo di dire in modo più semplice e spero più avvincente delle cose che, se fossero state espresse sotto forma di saggio, avrebbero fatto un volume grosso e noioso, adatto solo agli addetti ai lavori», afferma il giornalista a lanotiziaweb.it. In merito allo Stato Islamico, sostiene: «È stato sconfitto nella sua forma “statuale”, come organizzazione terroristica che può contare su un territorio, governare migliaia di persone e stampare moneta. Egoisticamente, era meglio saperlo lì, confinato e recintato in quella realtà. Adesso sappiamo per certo che migliaia di sopravvissuti sono andati altrove. Credo che il dubbio più grande riguardi l’Europa. Ce n’erano centinaia provenienti da Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Francia. La domanda inquietante è se siano tornati, se abbiano sepolto l’ascia di guerra o hanno l’intenzione di vendicarsi». Il focus del reporter si sposta sull’Italia, raffrontata ad altri Paesi: «Se uno pensa alle cifre di quelli che hanno raggiunto lo Stato Islamico da Francia, Belgio, Gran Bretagna, in confronto a quelli italiani, circa 120-130, capisce cosa vuol dire. Significa che in Italia siamo ancora ad un’esperienza di comunità straniera dove molto spesso la prima generazione pensa a guadagnare quei soldi che a casa non avrebbe guadagnato e ad inserirsi. Sono state le seconde generazioni, in altri Paesi d’Europa, a essere travagliate da problemi identitari con forme di ribellione che, invece di assumere la protesta musicale o di costume, hanno scelto il ritorno ad una identità religiosa molto più estremista e in rottura con quella dei genitori». Infine, Toni Capuozzo afferma l’importanza di un Islam che condanni in maniera sempre più forte le cellule del terrore: «Credo che se l’Islam abbia un nemico mortale, questo è il terrorismo fondamentalista. Ha un forte potere di contagio e rischia di trascinarlo tutto nell’impopolarità e nella paura, anche quell’Islam che non vuole avere a che fare con la violenza. Credo sia difficile pensare di sconfiggere il terrorismo senza la presenza protagonista di un Islam che chiamerei riformista, che sappia affrontare anche i nodi teologici del radicalismo islamico. È una cosa che dobbiamo sollecitare».

    MUSICA E LETTERATURA CON FEDERICO ZAMPAGLIONE Ha chiuso il sabato sera il consueto viaggio attraverso note e libri. Ad accompagnare il pubblico in questo itinerario è Federico Zampaglione, lo storico frontman dei ‘Tiromancino’. Il cantautore romano ha presentato «Dove tutto è a metà» (Mondadori), opera a quattro mani con lo scrittore e sceneggiatore Giacomo Gensini. In queste pagine, sono protagonisti Libero, esperto e maturo cantante a caccia dell’ispirazione perduta, e Lodo, giovane astro nascente della musica pronto a prendersi il suo posto nel panorama musicale. Sullo sfondo, una Roma underground.

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