È stato il momento forse più intenso, più emozionante e coinvolgente quello di Papa Francesco tra i bambini malati del reparto di onco-ematologia pediatrica di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Bergoglio ha scattato selfie, abbracciato i piccoli, parlato con i genitori e, ovviamente, con tutto il personale della Casa sollievo della sofferenza. Bellissimo il siparietto in una delle stanze: un bambino malato, di 13 anni, alla domanda «come stai» ha chiesto di poter visitare Roma. E Papa Francesco: «Ti aspetto, organizza con i dottori, così ti faccio entrare». Accompagnato da Domenico Crupi, direttore generale della Casa sollievo della sofferenza, ospedale del Vaticano, dopo aver salutato i malati, il personale medico e paramedico e i tanti visitatori che stazionavano nella zona, Papa Francesco ha fatto tappa in una delle eccellenze della ricerca e dell’assistenza, appunto il reparto oncologico pediatrico.
Un momento così intenso che Bergoglio, sia pur indirettamente, ha richiamato nella sua omelia dal sagrato della grande chiesa, quando ha fatto riferimento al malato, a chi soffre: «Possiamo chiederci: sappiamo cercare Dio là dove si trova? Qui c’è uno speciale santuario dove è presente, perché vi si trovano tanti piccoli da Lui prediletti. San Pio lo chiamò tempio di preghiera e di scienza, dove tutti sono chiamati a essere riserve di amore per gli altri: è la Casa Sollievo della Sofferenza». «Nell’ammalato si trova Gesù, e nella cura amorevole di chi si china sulle ferite del prossimo c’è la via per incontrarlo», ha affermato papa Francesco. «Chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio e vince la cultura dello scarto, che, al contrario, predilige i potenti e reputa inutili i poveri – ha aggiunto il Pontefice -. Chi preferisce i piccoli proclama una profezia di vita contro i profeti di morte di ogni tempo. Anche di oggi – ha concluso ricordando le leggende sui bambini spartani che venivano lanciati alla rupe se ammalati -, che scartano la gente, scartano i bambini, gli anziani, perché non servono».
Proprio agli anziani Bergoglio aveva dedicato parole profonde a Pietrelcina, invitando tutti a «non emarginare i vecchi», che «sono un tesoro!», sono «la saggezza». Aggiungendo: «Mi piacerebbe che una volta si desse il Premio Nobel agli anziani che danno memoria all’umanità». L’aspetto della cura dei malati è stato rimarcato anche dall’arcivescovo di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo, Castoro, al momento dell’arrivederci: «Grazie perché, ancora una volta, Papa Francesco si è chinato sulle ferite di chi soffre, soprattutto dei nostri bambini ammalati e delle loro famiglie». Mons. Castoro ha ricordato che il Papa «si è recato nel reparto di oncoematologia pediatrica» dell’ospedale «in continuità con la sua Enciclica dei gesti che ogni giorno ci presenta la Chiesa come la locanda del buon samaritano». L’arcivescovo ha inoltre espresso il suo “grazie” a Papa Bergoglio «per essersi fatto pellegrino a San Giovanni Rotondo, pellegrino tra pellegrini» e «perché sta manifestando la sua amorevole paternità verso i giovani, qui ben rappresentati.
Filippo Santigliano
La Gazzetta del Mezzogiorno