Problemi e difficoltà all’Ospedale Tatarella di Cerignola, che, come molti nosocomi, paga lo scotto di carenze nel personale, soprattutto per quel che riguarda i dirigenti medici. E’ in sofferenza particolare il Pronto Soccorso, dove l’organico medico è ridotto all’osso a seguito di trasferimenti e pensionamenti, con la normale attività fortemente compromessa; pochi dirigenti medici a tempo indeterminato, due sole unità a tempo determinato e alcuni medici del 118 in supporto non riescono a coprire una turnazione che oggi, con il triage, necessiterebbe di almeno 15 unità per coprire i soli turni e riposi. In più le ferie, i permessi ed eventuali imprevisti che complicano ulteriormente la situazione. Delicato oltre che fondamentale il ruolo del Pronto Soccorso, che, in un ospedale come il Tatarella, al centro di una viabilità importante e con pista per elisoccorso, necessita di particolare attenzione da parte dei vertici dell’Asl ma anche della Regione. Se infatti oggi può risultare sottostimata la dotazione organica, che prevedeva sole 7 unità, è pur vero che quell’atto fu redatto quando non vi erano particolari esigenze per il triage.
Allo stato attuale si necessita, proprio a Cerignola, di tre medici per turno più riposi. Una situazione che al Tatarella viene arginata con disposizioni di servizio: un medico proveniente da Manfredonia più altre unità spostate in Pronto Soccorso dai reparti di Medicina e di Chirurgia. Una situazione che di certo non potrà andare avanti oltre modo e rispetto alla quale sono diverse le lamentele tanto dall’interno quanto dall’esterno del nosocomio ofantino. Una sofferenza, quella del Pronto Soccorso, non isolata, che si riverbera sul reparto di Chirurgia, e che riguarda, già da anni, anche quello di Ortopedia e gli anestesisti, seppur per questi ultimi la situazione è lievemente migliorata rispetto al 2017. Mancano medici, ma anche OSS e infermieri, con la struttura sanitaria che avrebbe bisogno di una importante iniezione di risorse umane, atte a migliorare la qualità del servizio.
Se dal Pronto Soccorso molti medici vanno via, mormorano alcuni, è perché spesso si rischia la propria incolumità. Non sono risultati isolati i casi di aggressioni a medici e infermieri, fatti ai quali sono seguite prontamente le denunce. Molti i medici che negli anni si sono trasferiti o comunque hanno fatto di tutto per non restare in quello che è un vero e proprio “posto di frontiera”. L’attenzione nei confronti dell’Ospedale, manifestatasi nel salvataggio della Nefrologia, non può certo permettere che si abbassi l’attenzione o ci si ritenga soddisfatti; il Pronto Soccorso, come anche l’intera struttura, attendono da troppo tempo un rilancio, paventato e annunciato, ma mai realizzato. Dopo le aperture di diversi nuovi reparti, ai tempi del duo Vendola-Gentile, è seguito un lungo periodo di stallo, oggi inaccettabile per operatori e cittadini.
Gennaro Balzano
La Gazzetta del Mezzogiorno